Sono sempre di più gli studenti universitari che decidono di conciliare studio e lavoro. Una scelta non del tutto semplice, che incide anche sul modo di vivere l’università.
Le ore da dedicare alla frequenza delle lezioni si riducono, le energie da impiegare nello studio diminuiscono, e gli studenti sono chiamati a inventare vere e proprie strategie di sopravvivenza quotidiana per portare avanti contemporaneamente studio e lavoro.
Il risultato, come emerge anche dall’ultimo rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, è che gli studenti che si dedicano a tempo pieno all’università risultano meno degli iscritti. Questo sicuramente incide sul complessivo rallentamento del sistema universitario messo in evidenza dal rapporto annuale sull’università, e che trova sfogo principalmente nell’aumento dei fuori corso e nella diminuzione dei laureati annuali.
Ma quanti sono gli studenti lavoratori rispetto al totale degli iscritti? Secondo i dati forniti dall’Istat nella quarta indagine sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati, la percentuale degli studenti lavoratori varia tra il 20 e il 30 per cento del totale degli studenti, a seconda della posizione geografica degli atenei. In generale, nelle regioni del Nord Italia la percentuale di studenti lavoratori supera il 30 per cento, in quelle del Centro è intorno al 24 per cento, mentre in alcune regioni del Sud è inferiore al 20 per cento. Inoltre l’Istat ha registrato un aumento degli studenti lavoratori nelle università italiane.
Le attività lavorative svolte dagli studenti sono occupazioni trovate prima o durante il percorso di studi, e la maggior parte delle volte sono lavori occasionali, stagionali, o part-time, che permettono di dedicare del tempo all’università. Tuttavia le difficoltà nel conciliare studio e lavoro ci sono, anche per la scarsa flessibilità dei curricula formativi.
La soluzione proposta dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario è stata quella di rendere concreta la possibilità delle iscrizioni a tempo parziale all’università, in modo da permettere allo studente di scegliere in base alle proprie esigenze un diverso carico di impegno universitario. Questa possibilità, spiega il Cnvsu, è prevista dalla riforma ma non ha ancora trovato una piena attuazione negli atenei italiani.
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