Sembra ormai definitivamente arenato l’esperimento cinese di creare un’università libera dal controllo del Partito comunista. Dopo un anno di attività, la South University for Science and Technology (Sust) non riesce a decollare. E il suo rettore, Zhu Qingshi deve divincolarsi tra le critiche dei colleghi e le incursioni del governo cinese. La nuova università libera di Scienza e Tecnologia di Shenzhen, la città che ha ospitato le recenti Universiadi, poteva rappresentare un primo passo verso un sistema universitario libero dal controllo governativo ma non è stato così.
D’altro canto l’operazione si annunciava fin dall’inizio molto complessa, in un Paese in cui sono i leader di partito amministrano gli atenei e detengono il controllo sulla scelta dei professori e sui programmi, con pesanti ricadute sui risultati in termini di ricerca e innovazione.
La Sust doveva rappresentare una sorta di test per una futura riforma universitaria che sburocratizzasse gli ambienti accademici ora in mano alla politica. Zhu, ex-rettore dell’Università di Scienza e Tecnologia di Hefei, ha spesso lamentato la tendenza dei docenti a pensare più alla scalata dell’establishment del partito che alla qualità del loro insegnamento. “Uno dei maggiori ostacoli che le università cinesi incontrano nello sfornare talenti per la ricerca è la cultura burocratica che dilaga nei campus” aveva dichiarato lo scorso gennaio.
Da quando è diventato rettore della Sust, il suo intento è di creare un’università libera in cui i professori siano nominati dal rettore e da un comitato universitario. Per farlo si ispira all’University of Science and Technology di Hong Kong, che nel giro di vent’anni è diventata una delle migliori università asiatiche, ma anche ad istituti universitari occidentali che ha visitato come professore nel corso della sua carriera.
In questi mesi però Zhu ha dovuto fare i conti col fallimento del reclutamento di docenti e dell’istituzione di un Consiglio Universitario libero, nonché con le aspre critiche mosse proprio dai tre consiglieri provenienti dall’Università di Scienze e Tecnologie di Hong Kong che aveva assunto e che hanno lasciato l’incarico accusandolo di non essere in grado di fare il proprio lavoro.
“Shenzhen ha bisogno di un’università libera che sia compatibile con il suo status economico” ha spiegato Li Jianshu, docente di matematica dell’Hong Kong University, uno dei consiglieri che hanno lasciato la Sust. “La nuova università – ha affermato – è in una posizione perfetta per diventare una top university, ma manca delle basi e di un piano di studi adeguato. Zhu ha aperto l’università prima ancora di avere un piano di studi e un numero sufficiente di docenti qualificati”. I tre consulenti hanno anche accusato il rettore di scarsa capacità di management, supervisione e trasparenza e hanno invocato un cambio di leadership immediato.
Un altro punto critico sembra essere il sistema nazionale di esami (gaokao) a cui gli studenti devono sottoporsi per entrare all’università. Diversi college cinesi, tra cui la Sust, stanno cercando di bypassare il gaokao che, a loro avviso, uccide la capacità di immaginazione degli studenti. Il rischio per le università che scelgono di non affidarsi al gaokao è di non vedere legalmente riconosciuti esami e lauree.
Una situazione estremamente critica che rischia di riportare sotto il controllo governativo quella che doveva essere la prima università libera del Paese. E se il rettore non riesce a sbrogliare la matassa l’ateneo potrebbe presto andare incontro a un cambio di leadership.