Non si placano le rivolte studentesche in Cile. Gli studenti sono scesi di nuovo in piazza nella città di Valparaíso, sede del Parlamento. Obiettivo degli indignados mettere sotto pressione il legislativo che, entro il prossimo 30 di novembre, deve assolutamente chiudere la finanziaria del 2012, includendovi possibilmente una riforma della pubblica istruzione che soddisfi le richieste studentesche.
In caso contrario si manterranno le stesse quote di finanziamento di quest’anno, ovvero un 7,2 per cento in meno rispetto a quanto previsto dal governo di centrodestra guidato dal presidente Sebastián Piñera. Il problema reale, spiegano alcuni commentatori cileni, è che l’opposizione di centrosinistra non ha finora dato la sua disponibilità all’approvazione, ma non ha avanzato alcuna sua controproposta.
La seconda giornata di protesta studentesca, venerdì 18 novembre, è iniziata con alcuni incidenti tra giovani e forze dell’ordine avvenuti nelle vicinanze della sede centrale dell’università, nella capitale Santiago del Cile. Gli studenti stanno cercando di negoziare con il governo per individuare una soluzione e in particolare per far passare una riforma che non li penalizzi.
C’è da considerare che ad oggi nel Cile l’università è così costosa che la maggior parte dei laureati ha più di 40 mila dollari da pagare ancor prima di accedere al mondo del lavoro e i prestiti per gli studenti sono rilasciati a tassi più alti di quelli di mercato.
Ormai i manifestanti, che qualche settimana fa avevano anche occupato il Senato, hanno l’appoggio delle autorità universitarie che si uniscono a loro nella richiesta di maggiori fondi per le università pubbliche, in modo da sgravare gli studenti dalle pesantissime tasse. E un obiettivo gli indignados cileni l’hanno raggiunto: grazie alle continue proteste e alla diffusione delle notizie sulla situazione dell’istruzione pubblica la popolarità del presidente Pinera sta crollando a picco.