Migliaia di studenti accompagnati da genitori e insegnanti sono tornati a camminare per le strade di Santiago del Cile a un giorno dal termine che avevano dato al governo per accettare le loro richieste. Continua così la mobilitazione a favore di un’istruzione pubblica. Secondo le forze dell’ordine i partecipanti alla manifestazione sono stati circa 60mila, mentre il sindaco di Santiago, Pablo Zalaquett ha abbassato la cifra a 40mila e l’ormai famosa presidentessa della Federazione degli studenti dell’Università del Cile, Camila Vallejo (nella foto), ha parlato di 100mila manifestanti.
L’esecutivo cileno aveva vietato due manifestazioni organizzate nel centro città, ma gli studenti hanno sfidato la restrizione. Ci sono stati disordini in tre municipi della città e sono stati arrestati sei minorenni che stavano costruendo barricate. Un totale di 39 persone (23 dei quali poliziotti) sono rimaste ferite e 273 arrestate.
Questa è solo l’ultima della lunga serie di proteste che hanno preso il via ad inizio agosto in tutto il Cile per combattere quello che studenti e docenti definiscono “l’apartheid dell’istruzione“. I giovani hanno iniziato queste proteste a metà maggio per chiedere al governo di riformare l’istruzione primaria e secondaria e per opporsi all’ingresso di investitori privati nel sistema dell’istruzione al fine di garantire il diritto costituzionale di un’istruzione libera e di qualità.
La settimana scorsa, il ministro dell’Istruzione, Felipe Bulnes, ha proposto una serie di misure per fermare le manifestazioni, ma queste sono state respinte dal leader studenteschi, che hanno dato al governo una scadenza per riconsiderare e accettare le richieste del movimento studentesco. Ad ogni modo le mobilitazioni non finiranno qui: dal profilo Twitter di Camila circola la notizia che il prossimo 3 settembre ci saranno altre proteste.