Nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla procura di Catania su presunti casi di inquinamento ambientale, il giudice per le indagini preliminari Alessandro Ricciardolo ha disposto il rinvio a giudizio per otto persone.
L’inchiesta avviata dalla procura siciliana riguardava la facoltà di farmacia dell’Università di Catania, dove sversamenti di composti chimici utilizzati per la sperimentazione nei lavandini dei laboratori avrebbero provocato un grave inquinamento. I reati ipotizzati dalla procura sono disastro ambientale, gestione di discarica abusiva e falso.
Il procuratore aggiunto Michelangelo Patané e il sostituto Lucio Setola, che hanno coordinato le indagini, hanno ottenuto il rinvio a giudizio per il direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche (all’epoca dei fatti a capo della commissione permanente per la sicurezza), per il direttore amministrativo dell’università e per un dirigente dell’ufficio tecnico, oltre che per altri responsabili alla sicurezza. Tra gli indagati figurava anche Ferdinando Latteri, ex rettore e parlamentare nazionale del Mpa. Per lui, deceduto il 14 luglio scorso, il giudice dell’udienza preliminare ha emesso sentenza di non luogo a procedere. Il Gup ha invece archiviato la posizione di altri quattro indagati accusati di turbativa d’asta e falso ideologico.
Nel procedimento sedici persone che si dichiarano parti lese si sono costituite parti civili. Tra queste i familiari di sei persone decedute e sei malati gravi. Oltre a loro la Cgil, Cittadinanza Sicilia ed il Codacons. L’università etnea è presente al dibattimento, ma si riserva la decisione di costituirsi parte civile in sede di giudizio.
La procura ha inoltre richiesto di fare svolgere un incidente probatorio al fine di accertare se vi sia un nesso di casualità tra i casi di morti per tumore di ricercatori e studenti della facoltà di Farmacia e il disastro ambientale avvenuto alla cittadella universitaria.
Tale seconda inchiesta, che ipotizza i reati di omicidio colposo e lesioni colpose ed è stata stralciata dalla prima, era stata avviata in seguito alla denuncia del padre di Emanuele Patané, un ricercatore morto di tumore. La richiesta della procura resta tuttavia ancora pendente davanti al Gip.
Questo non è comunque l’ultimo caso ad aver scosso l’ambiente universitario catanese. L’ateneo era già finito nel mirino della magistratura dopo che gli studenti avevano denunciato i maxi stipendi dei dirigenti universitari.