Cassazione, risarcimento medici ex specializzandi
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Medici ex specializzandi, lo Stato deve risarcirli per le borse non pagate

da | Set 2011 | News | 0 commenti

Buone nuove per i medici ex specializzandi del periodo compreso tra il 1983 e il 1991. Saranno 800 quelli ai quali verranno rimborsate le borse di studio non pagate in quegli anni. Per ora, a tal fine, la Corte di Cassazione ha imposto al governo un risarcimento totale di 80 milioni di euro. Ma in futuro si potrebbe arrivare a oltre due miliardi e mezzo. Basti pensare che si tratta di più di 100mila euro a medico e che sono circa 25mila gli ex camici bianchi in formazione ad aver presentato ricorso.

In pratica, a questi ex specializzandi non è stato pagato il corrispettivo previsto per i loro anni di scuola di specializzazione e ora la Cassazione stabilisce che queso tipo di rapporti è soggetto a prescrizione lunga, vale a dire 10 anni, a partire dal recepimenti delle direttive comunitarie in materia, avvenuto in via definitiva per il nostro Paese nel 1999.

Ma perché lo Stato non ha pagato le borse agli specializzandi a suo tempo? La previsione di retribuire i camici bianchi che hanno frequentato i corsi di specializzazione risale a una direttiva comunitaria dell’82. L’Italia ha recepito, solo parzialmente, la direttiva nel 1991. Ma non solo l’ha recepita in ritardo, applicandola limitatamente a coloro che frequentavano la scuola di specialità dal 1992 in poi, ma non ha dato alcun rimborso per gli studenti degli anni precedenti.

In questi anni sono già stati rimborsati più di mille medici, per un totale di 42 milioni di euro. Ma non è finita. L’Associazione dei medici, il Codacons e altre associazioni di categoria, stanno organizzando ulteriori ricorsi collettivi per ottenere le differenze retributive fino a 35mila euro l’anno, con versamenti dei relativi contributi previdenziali per gli anni di frequenza delle scuole dal 1994 al 2006.

Dal 2006 infatti i medici specializzandi sono inquadrati con un contratto di formazione specialistica e percepiscono dall’ateneo una vera retribuzione di circa 25mila euro annui, nonché il pagamento dei contributi. Ma questi diritti erano già riconosciuti dal ’99 con un decreto legge la cui attuazione è rimasta sospesa fino al 2006. Fino a quell’anno gli specializzandi hanno percepito solamente 11mila euro lordi annui.

La recente pronuncia della Suprema Corte è dunque intervenuta a far luce su una vicenda lunga e complessa, concludendo che il diritto al risarcimento resta in vita laddove lo Stato sia inadempiente nel recepimento di una direttiva che lo preveda e che però non venga recepita. Per questo, spiegano i giudici nella sentenza 17350, la prescrizione inizia a decorrere soltanto nel momento in cui viene perfezionato il recepimento.

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