La crisi economica sta colpendo anche il Canada e il governo locale ha deciso di fronteggiare il problema, aumentando le tariffe universitarie. Una decisione che non è andata giù agli studenti canadesi, tanto da scendere in piazza per protestare animatamente contro il caro-tasse. I malumori si trascinano ormai da settimane. Nonostante i disordini e i parecchi arresti, il premier provinciale Jean Charest sembra per il momento non voler cedere alla richiesta di tornare sui propri passi.
Il caro-tasse previsto dal governo canadese consiste in un aumento di 254 dollari l’anno, per una somma totale di circa 3.800 dollari canadesi, pari a 2.900 euro. Una spesa non indifferente per chi decide di intraprendere la carriera universitaria in Canada. Pensare che, prima di tale provvedimento, gli studenti del Quebac pagavano le quote più basse del mondo. Un buon motivo per protestare, cui si aggiunge anche una recente legge che vieterebbe le manifestazioni spontanee, che non siano state autorizzate almeno otto ore prima.
Inoltre questa nuova normativa, in vigore fino al luglio del 2013, vieta di fare cortei a una distanza minore dei cinquanta metri dagli atenei. Intese come una limitazione alla libertà di manifestazione del dissenso, tali restrizioni hanno contribuito ad agitare di più gli animi, tanto da fare aumentare le manifestazioni di protesta, che nel frattempo si sono estese ad altre classi sociali. In particolare, da qualche giorno, a Montreal le persone mostrano il proprio disappunto, sbattendo ogni sera coperchi e pentole dai balconi o per le strade.
Contro il caro-tasse e la legge anti-sommossa, lo scorso 24 maggio, si è organizzata un’enorme manifestazione a Montreal. Dopo un inizio piuttosto tranquillo, i poliziotti sono dovuti intervenire con le maniere forti nel momento in cui alcuni studenti più violenti hanno iniziato a lanciare bottiglie e ad appiccare fuochi. In tutto, tra Montreal e Quebac City, sono stati quasi 700 gli arrestati. Dinanzi a queste proteste che stanno mettendo in subbuglio il Canada, il premier provinciale si è fino a oggi limitato a dichiarare che in altri Paesi democratici vigono leggi più dure.
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