Gli atenei del Sud si svuotano progressivamente e inesorabilmente. A lanciare l’allarme sul calo delle matricole nelle università meridionali è questa volta un articolo de Il Sole 24 ORE, che a partire dai dati dell’anagrafe degli studenti del MIUR nel quinquennio 2011-2015 segnala come sia in atto un vero e proprio esodo di studenti dalle regioni del Mezzogiorno verso gli atenei del Nord.
Il fenomeno del calo delle matricole al Sud, a dire il vero, non è nuovo ed è stato più volte denunciato, ma a fare scalpore adesso sono le proporzioni che esso ha raggiunto, specie in alcune sedi universitarie. Se mediamente si è registrata una contrazione del 14,5 per cento, infatti, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria – l’ateneo nel quale il crollo è stato più vistoso – si è arrivati al -40 per cento. E l’università calabrese è in buona compagnia, visto che alla Parthenope di Napoli il calo delle matricole ha raggiunto il 31 per cento e a Messina il 28,1.
Mentre le aule universitarie meridionali si svuotano, quelle degli atenei del Nord mantengono più o meno invariate le proprie presenze, con appena un -0,99 per cento di matricole. Dato irrisorio, se confrontato con quello del Sud, e che può facilmente essere spiegato dalle dinamiche demografiche italiane.
A far sì che le università settentrionali non registrino la stessa crisi di quelle meridionali contribuisce sicuramente il fatto che i ragazzi del Sud che decidono di proseguire gli studi dopo il diploma spesso scelgano di trasferirsi fuori dalla propria regione di provenienza, optando per l’iscrizione in uno degli atenei del Centro e del Nord. Questa tendenza, però, rischia di condannare le università a Sud di Roma, che ormai sono vittime di un circolo vizioso che le porta a diminuire sempre di più il numero dei propri studenti.
A proposito di questo vistoso calo delle matricole dovrebbe intervenire il governo, adottando provvedimenti per il rilancio degli atenei meridionali. L’Italia, infatti, è ancora al di sotto della media europea per numero di laureati e la situazione attuale non aiuta di certo a invertire la rotta. Ma da Palazzo Chigi non arrivano segnali in proposito e nell’ultima Legge di Stabilità non si accenna minimamente a provvedimenti per sostenere il diritto allo studio, i soli in grado di far sì che più giovani diplomati scelgano di proseguire gli studi anche in anni di crisi economica.