Una boccata d’ossigeno contro la disoccupazione giovanile che colpisce molti Paesi del Vecchio Continente potrebbe venire dall’America del Sud: il Brasile, infatti, è in cerca di lavoratori europei, specialmente laureati. Proprio per questo la Presidente Dilma Roussef ha incontrato nei giorni scorsi a Madrid il premier Mariano Rajoy e gli altri membri del Governo spagnolo.
Al centro dei colloqui c’è stato il tema dei flussi migratori dall’Europa al Paese sudamericano. Negli ultimi anni, infatti, il Brasile sta vivendo un momento di crescita economica che ha spinto sempre più giovani europei a cercare nuove possibilità lavorative lontano dalla crisi e la volontà del colosso latinoamericano è proprio quella di accoglierli e regolare questo fenomeno. Non si tratterà però di un’apertura indiscriminata delle frontiere, anche perché il Brasile ha regole piuttosto rigide in materia.
Il Paese ha una carenza di lavoratori laureati in diversi settori, resa più acuta dalla crescita economica. Da qui è nata l’idea di una apertura delle frontiere mirata all’inserimento lavorativo di determinate categorie professionali. Si parte dalla Sanità: nel Paese sudamericano ci sono 1,8 medici ogni mille abitanti ed entro il 2020 il Governo vuole raggiungere i 2,5 ogni mille. Per farlo si sta pensando a un trattato che equiparerà le lauree brasiliane con quelle conseguite in Spagna e Portogallo. Un’occasione d’oro, se si pensa che in Spagna ogni mille abitanti ci sono addirittura 3,5 medici e molti di loro, specie i più giovani, attualmente hanno serie difficoltà a trovare lavoro.
C’è inoltre una grande richiesta di ingegneri in vista dei lavori per le grandi opere legate ai Mondiali di calcio del 2014 e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, di esperti in campo petrolifero (biologi, chimici, oceanografi, tecnici) per la ricerca offshore, fisici, laureati in Farmacia e ricercatori universitari. Ma in Brasile c’è anche carenza di lavoratori nel turismo, nella gastronomia, nel design, nella moda e nell’artigianato.
Ci sono occasioni per tutte le categorie di giovani laureati (e non) europei, dunque, ma non sarà facile. Il Brasile è ancora un Paese esteso quanto un continente, con 200 milioni di abitanti ma pieno di contraddizioni, con un burocrazia ancora piuttosto lenta e invadente ma con una crescita economica continua (anche se la crisi economica globale l’ha resa piuttosto incostante). I numeri, però, fanno sperare, specie se visti con gli occhi di un potenziale emigrato europeo. Nel 2012 si stima per il Brasile un aumento del PIL piuttosto contenuto (un punto e mezzo percentuale) ma per il 2013 si prevede una crescita del 3,5 percento.
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