C’è una bozza e sta circolando. A leggere le notizie degli ultimi giorni, sembrerebbe sul punto di diradarsi la nebbia che avvolge la “Buona Università”, il piano di riforma che il governo Renzi ha in mente per il sistema accademico del Paese: sarebbe infatti stato già diffuso tra un gruppo selezionato di addetti ai lavori – ricercatori, docenti e rettori – un documento in cui sono messe nero su bianco le proposte dell’esecutivo in materia di università. Al momento, però, la bozza rimane segreta e solo i pochi (scelti dal PD) che l’hanno ricevuta hanno facoltà di sapere quali sono le linee guida che il governo intende seguire. La circospezione con la quale ci si sta muovendo ha scatenato le ire della Rete della Conoscenza, che contesta la strategia del duo Renzi-Giannini di mettere solo pochi eletti a parte dei contenuti dell’annunciata riforma dell’università.
“Pretendiamo che il governo renda pubblica la prima bozza a proposito delle linee guida della Buona Università, – ha detto Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link-Coordinamento universitario – così da non escludere tutte quelle realtà che rappresentano le diverse componenti delle comunità accademiche nei nostri atenei dalla possibilità di contribuire da subito nella loro formulazione e stesura”.
Per il momento, a parte la bozza segreta che sta circolando, quello che si sa della Buona Università è ciò che è venuto fuori da alcune dichiarazioni del ministro Giannini e della senatrice Puglisi, oltre alle indicazioni che si sono potute ricavare dalla lettura del Documento di economia e finanza (DEF), che contiene anche misure relative al mondo accademico. Per il resto, regna il buio più fitto. Ecco perché la Rete della Conoscenza protesta, chiedendo di poter dire la propria rispetto al progetto di riforma che il governo ha in mente.
I provvedimenti che già si possono intuire, del resto, non piacciono affatto alle associazioni studentesche, che non vedono nella Buona Università di Renzi la soluzione ai problemi creati dalla riforma Gelmini. Dalle notizie che si hanno, sembrerebbe che anche la bozza segreta che è stata diffusa contenga indicazioni in merito alla ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) 2015/2016, con la conferma dell’aumento della quota premiale fino al 30 per cento, già previsto dal DEF. Tale misura, secondo Campailla, andrebbe solo ad aumentare “quello che è un regime di competizione tra atenei che non tiene assolutamente conto della pluralità dell’offerta formativa nel nostro Paese”. E poi, sembra che nella bozza della Buona Università non si affrontino alcuni dei problemi nodali del sistema: la carenza di risorse per finanziare il diritto allo studio e “una revisione delle figure contrattuali del mondo della ricerca che abolisca i perversi meccanismi di precarietà introdotti dalla ‘riforma Gelmini'”.
A onor del vero, va detto che una copia della bozza della Buona Università è giunta anche a ROARS, sito web dedicato al mondo dell’università e della ricerca, che ha prontamente diffuso il documento. Il quale, però, non fa che confermare i timori delle associazioni studentesche rispetto alla mancata soluzione dei problemi che da anni denunciano essere più urgenti.