Ci siamo. Il decreto di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario 2016 è pronto ed è stato già inviato alla Conferenza dei Rettori (CRUI), al Consiglio Universitario Nazionale (CUN), al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e all’Agenzia di valutazione del sistema universitario (ANVUR) per il previsto parere. Le risorse messe in campo dal governo ammontano a 6,9 miliardi di euro, più o meno lo stesso investimento dell’anno scorso. Nessuna novità, nonostante gli annunci, neppure sul fronte della quota premiale, che rimane al 20 per cento. L’unica rilevante novità rispetto al passato è l’aumento dell’autonomia degli atenei, che dal 2017 avranno voce in capitolo rispetto alla ripartizione della stessa.
Il decreto che ogni anno determina la risorse sulle quali gli atenei statali potranno contare è, dunque, in dirittura di arrivo e ci si può già fare un’idea abbastanza precisa di quale sarà il futuro dell’università pubblica italiana nei prossimi 12 mesi. A partire dal fatto che il mancato incremento del Fondo di finanziamento ordinario 2016 implica che gli atenei dovranno spartirsi e farsi bastare una torta che dal 2009 si è alleggerita di 800 milioni di euro. Un’impresa non facile, specialmente per coloro che saranno penalizzati dalla quota premiale.
In proposito si sono già levate le voci contrarie delle associazioni studentesche, con il portavoce di Link, Alberto Campailla, che, a seguito della pubblicazione del comunicato stampa del MIUR che ha dettagliato i punti salienti della bozza del decreto di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario 2016, ha accusato il governo di non investire di più e di perseverare “nella distribuzione delle risorse seguendo criteri premio-punitivi, affossando ancor di più i tanti atenei già in difficoltà, localizzati specialmente al Sud”. Il rischio, secondo Campailla, è che mediante questo itinerario si giunga “alla chiusura di molti atenei, all’impoverimento delle regioni meridionali e alla distruzione del sistema universitario”. Critica anche l’Unione degli universitari (Udu), che ha commentato: “Il sistema universitario è già al collasso, bisogna incrementare i finanziamenti e rivedere profondamente i criteri di riparto”.
Cosa che l’esecutivo ha fatto: per quanto riguarda i criteri che regoleranno la ripartizione della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario 2016, infatti, si preparano grandi novità a partire dal 2017. Saranno le università stesse a scegliere su quali indicatori essere valutate, in modo che si possano mettere in risalto le strategie di sviluppo di ciascun ateneo su tre diversi livelli: ricerca, didattica, internazionalizzazione. L’obiettivo di questa modifica è quello di riuscire a garantire che nella ripartizione della quota premiale non vi sia un’egemonia delle grandi università, quelle che più di tutte possono permettersi di fare investimenti in ricerca.