L’Italia si allinea alla gran parte dei Paesi europei e si dota del “bollino di qualità”, con cui migliorare e valorizzare il proprio sistema universitario. Mercoledì scorso, infatti, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo, ha firmato un decreto che definisce il nuovo sistema di autovalutazione, valutazione, accreditamento iniziale e periodico sia dei corsi sia delle sedi degli atenei italiani. Il provvedimento completa l’attuazione della legge 240, meglio nota come “riforma Gelmini”.
Il “bollino di qualità” previsto dal decreto ministeriale firmato pochi giorni fa riguarda università pubbliche e private, comprese quelle telematiche. Attraverso questo nuovo sistema di valutazione si procederà a controllare che didattica, ricerca, corsi di laurea e organizzazione delle sedi dei vari atenei italiani – come pure la loro sostenibilità economico-finanziaria – siano in grado di soddisfare le esigenze dei loro iscritti. Sarà l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) a tenere sotto controllo tali attività di giudizio. D’altra parte, procedure simili erano state già adottate da tutti gli altri Paesi dell’Ue, solo l’Italia ne era rimasta finora priva.
Al fine di ottenere l’accreditamento iniziale, ovvero l’autorizzazione da parte del Miur ad attivare i corsi di studio, aprire sedi universitarie o istituire nuovi atenei, le università italiane dovranno rispettare determinati requisiti. Dopodiché, la loro permanenza anche nella fase successiva sarà accertata tramite un accreditamento periodico, assieme al raggiungimento di altri standard di qualità ed efficienza. In quest’ultimo caso, in particolare, si considereranno i risultati ottenuti dalle singole università nell’ambito della ricerca e della didattica.
Secondo il decreto ministeriale, questa sorta di “bollino di qualità” deve essere rinnovato ogni cinque anni per le sedi universitarie e almeno ogni tre anni per i corsi di studio. In Italia, ai fini della valutazione e dell’accreditamento, avranno un peso determinante le visite in loco delle Commissioni di esperti della valutazione (CEV) e l’analisi della relazione annuale redatta dai Nuclei di valutazione interna. Inoltre, saranno fondamentali pure le attività di controllo della didattica e della ricerca svolte da tutti i soggetti coinvolti nel sistema di qualità dell’ateneo e le valutazioni fornite dagli studenti.