La lotta dei docenti universitari contro il blocco degli stipendi per il triennio 2011-2014 prosegue. E dopo l’appello al governo e la minaccia di bloccare esami e sessioni di laurea in attesa di un dietrofront ufficiale sulla questione da parte del governo, la loro protesta si concretizza in un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Violazione al diritto di rispetto dei beni e violazione al divieto di discriminazione: questi i capi d’accusa che gli avvocati dei professori e ricercatori universitari invocano presso la Corte europea di Strasburgo per il blocco degli stipendi previsto fino a fine 2014. Una misura che è stata emanata dal governo Berlusconi nel 2010 (decreto legge 78/2010) tra le manovre urgenti necessarie alla stabilizzazione finanziaria nei confronti di tutti i dipendenti pubblici, e che è stata poi prorogata per i dipendenti pubblici non contrattualizzati.
Con un’eccezione: quella di magistrati ed equiparati, che sono stati esclusi dal blocco proprio in seguito a una sentenza della Corte europea in nome dei principi di non discriminazione e di indipendenza dei giudici. Ora a fare ricorso sono anche i docenti delle nostre università. Sotto l’egida degli avvocati Pasquale De Sena (Professore ordinario di Diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano), Guerino Fares (ricercatore di Diritto amministrativo di Roma Tre) e Andrea Saccucci (docente di Diritto Internazionale alla Seconda Università di Napoli).
I legali così raccontano la presunta discriminazione e violazione al diritto di rispetto dei beni: “è assurdo che un professore che abbia conseguito uno scatto nel 2011 debba subire una sostanziale decurtazione del proprio trattamento retributivo, mentre il collega che ha conseguito il medesimo scatto nel 2010 sia totalmente esentato dalle misure. E irragionevole è anche che gli effetti del blocco siano permanenti, con una vera sterilizzazione delle anzianità che va ben oltre le contingenti esigenze di bilancio e pesa su tutta la vita lavorativa del personale universitario”.
Contro il blocco degli stipendi, non pochi docenti delle nostre università avevano già fatto ricorso al Tar, con relativi rinvii alla Corte Costituzionale, che non aveva individuato illegittimità nella misura. Ma sarà la sentenza della Corte europea di Strasburgo a decidere in via definitiva.