Voce del verbo “inculcare”. Ogni formatore che si rispetti, dagli asili nido ai master Mba, inorridisce a sentirlo pronunciare. La parola risale al XV secolo e significa letteralmente “introdurre a forza”. Eppure il presidente del consiglio si ostina a utilizzarla in riferimento agli insegnanti della scuola pubblica, che a suo dire non lavorano per formare donne e uomini dotati di libero arbitrio ma “inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia”.
Piccoli e pericolosi comunisti crescono, insomma. E tutto per colpa degli “insegnamenti di sinistra“. Dopo l’attacco di febbraio ci risiamo: all’assemblea dell’Associazione nazionale delle mamme Silvio Berlusconi è tornato a rivendicare la possibilità per i genitori di scegliere liberamente “quale educazione dare ai loro figli e sottrarli” ai pericolosi inculcatori di cui sopra, che nel chiuso delle aule di una scuola pubblica forgiano un esercito di piccoli Frankenstein che a loro volta riprodurranno modelli familiari sbagliati.
Sarebbe facile richiamare le recenti vicende, anche giudiziarie, che riguardano la vita privata del presidente Berlusconi per evidenziare l’incoerenza tra le sue parole e le sue azioni. Ma il problema non è soltanto il cattivo esempio che giunge da un uomo politico che accusa gli altri di non rispettare il senso della famiglia mentre è accusato di sfruttamento della prostituzione minorile. Se non altro, si diverte e si comporta in maniera decisamente “anomala” per essere un sostenitore dei valori della famiglia. Come sarebbe facile parlare dall’immaginario costruito negli ultimi trent’anni dalle sue televisioni.
La preoccupazione maggiore arriva però dal tenore delle affermazioni contro la pubblica istruzione: un attacco che innanzitutto mostra mostra un’assoluta mancanza di rispetto per gli operatori della scuola. Un insegnante che inculca ai ragazzi le sue idee – che siano di sinistra o di destra – non è degno di fare questo mestiere certo. Ma il presidente del consiglio non conosce la scuola italiana se pensa sia un covo di persone che insegnano in questo modo. E soprattutto non ha alcun riguardo per la libertà di insegnamento che dovrebbe caratterizzare una scuola laica e democratica.
Le ultime affermazioni fanno il paio con il recente attacco ai libri di testo, ritenuti troppo “partigiani” anche dal ministro Gelmini. E ci spingono a pensare che questo governo non abbia alcuna intenzione di potenziare ed eventualmente cambiare in meglio la scuola pubblica. Altrimenti Berlusconi non farebbe riferimento alla libertà di scelta dei genitori, bensì a un impegno maggiore e più concreto dell’esecutivo per rendere semmai la scuola più libera e priva di “inculcatori”. Il timore è che dietro queste frasi si celi un progetto che prevede ampio spazio e fondi per le scuole e le università private e una progressiva e lenta asfissia per l’istruzione pubblica, già oggi a corto di risorse e di attenzione da parte del decisore politico.
Ci chiediamo se non sia proprio questo modo di procedere per slogan e strattoni alle istituzioni formative previste e regolate dalla Costituzione un tentativo di “inculcare” modelli diversi, fondati su comunità ipocrite che si celano dietro lo scudo della famiglia salvo poi discriminare tra famiglie povere, che devono accontentarsi della scuola pubblica martoriata e frequentata da “inculcatori di sinistra”, e famiglie ricche, libere di scegliere dove formare i loro figli ai valori “sacri” di una società diseguale.
basta leggere cosa dice e si capisce l’intelligenza di costui e intelligente proprio quanto è alto forse anche un po di meno, tutti gli stati sono orgogliosi delle proprie scuole pubbliche ,lui no ,e cio fa comprendere quale sia il suo grado di istruzione,molto probabilmente le lauree che ha sono tutte strapagate perche il pupo e moooolto indietro e cio lo si intuisce perfettamente da cio che dice
proviamo a non adottare i nuovi testi delle sue case editrici!
Come avviene in genere nelle dittature, anche il nostro Presidente del Consiglio vorrebbe mettere in atto una revisione della nostra cultura rispondente non a ideologie o ideali (quale ideologia e quali ideali può avere un essere cinico e senza scrupoli, menzognero e ridicolo come lui?), la quale sarebbe già illegittima e lesiva della libertà ed equità della cultura e dei suoi canali di diffusione, ma ad una pseudo-visione della realtà, che già esiste purtroppo nel nostro Paese e si chiama berlusconismo, fondata sui valori del cinismo, dell’individualismo, dell’arrivismo senza freni, subdolamente incline a ricorrere ad ogni mezzo, in primis la menzogna, per il perseguimento avido di egoistici interessi. Le parole di quest’essere e delle sue ancelle (tra cui la sorella di una certa chiacchierona di Raiuno, che farebbe bene ad affiancare come show-girl semmai, piuttosto che parlare di libri scolastici e cultura, da emerita ignorante che suscita nausea e vomito agli intellettuali che con i libri, a differenza sua, lavorano tutti i giorni) certo rivelano l’ignoranza di una cultura italiana fondata su valori non certo faziosi, come si vorrebbe far credere, ma fondamentali in ogni civiltà democratica, ma anche un certo fastidio verso gli stessi, cui il premier & co. preferiscono gli anti-valori attinenti a quella visione della realtà di cui parlo sopra. Il premier odia ciò che di meglio ha questo Paese e che egli vorrebbe mandare in rovina. Non permettiamoglielo, ma, auspicando di ottenere al più presto la possibilità di esprimere indignazione e dissenso, seppelliamo democraticamente questa spelonca di gente senza scrupoli e valori e poniamo fine a una delle pagine più nere del rapporto cultura- potere della storia del nostro Paese.