Nonostante la crisi la Germania continua ad investire in ricerca e innovazione e nelle università tedesche aumentano i ricercatori stranieri, in particolare gli italiani. Uno studio dell’Ufficio federale sull’immigrazione e del Servizio tedesco per lo scambio accademico (DAAD) reso noto dal Süddeutsche Zeitung svela addirittura che il numero di scienziati e studiosi provenienti dall’estero approdati agli atenei teutonici è cresciuto del 53 per cento tra il 2006 e il 2011. Un vero e proprio boom, che dà la misura di come la Germania sia ormai un punto di riferimento importantissimo per chi vuole fare ricerca.
Ad essere attratti dalle università tedesche non sono solo i ricercatori europei, infatti il gruppo più rappresentato è quello dei cinesi. Subito dietro di loro ci sono i “cervelli in fuga” italiani, il cui numero è andato costantemente aumentando fino a raggiungere nel 2011 le 2.095 unità.
Secondo i dati del DAAD citati dal quotidiano tedesco i ricercatori stranieri che lavorano in Germania sono ormai 33.525, una cifra davvero considerevole, specie se confrontata con i dati provenienti dal nostro Paese. In tutto gli scienziati e gli studiosi non autoctoni sono adesso quasi il 10 per cento del totale.
In confronto alla media l’aumento dei ricercatori italiani nelle università tedesche è stato più costante e sostenuto, con un +11 per cento nel 2011 rispetto all’anno precedente, incremento che sale al 37 per cento a partire dal 2008 e arriva al 69 per cento se si prende come riferimento il 2006. In generale, comunque, sebbene in misura minore, aumentano le presenze di ricercatori provenienti dai Paesi dell’Europa mediterranea più colpiti dalla crisi (Grecia, Spagna e Portogallo).
Secondo il Süddeutsche Zeitung le ragioni che hanno portato tanti ricercatori italiani e non a scegliere le università tedesche sono molteplici. In primis la cosiddetta “iniziativa di eccellenza”, nata dalla cooperazione tra lo Stato e i Länder con l’intento di accrescere l’internazionalizzazione e migliorare la qualità e la competitività degli atenei della Germania attraverso il finanziamento di progetti particolarmente innovativi e strategici e di istituti di ricerca specializzati. Inoltre, l’arrivo di un numero sempre maggiore di cervelli dall’estero è stato propiziato dal lavoro di reclutamento compiuto dallo stesso DAAD e da varie fondazioni e dall’approvazione di leggi che facilitano l’inserimento dei ricercatori stranieri.
Infine, più di tutto ha contribuito l’incremento, anche in tempi di crisi economica, dei fondi destinati alle attività di ricerca e sviluppo. A differenza di quanto è accaduto a partire dal 2008 in molti altri Paesi, Italia compresa, ciò ha consentito alle università tedesche di rafforzare la propria posizione a livello internazionale e permette alla Germania di continuare a garantirsi quel vantaggio competitivo in termini di innovazione che le consente di dominare i mercati europei e di iniziare a consolidare la propria posizione in quelli asiatici.