Un piccola luce appare in fondo al tunnel: dopo anni di calo inesorabile delle iscrizioni, nell’anno accademico 2015-2016 aumentano le matricole delle università italiane. A dirlo è la banca dati del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), da cui emerge che quest’anno i diplomati che hanno scelto di proseguire gli studi sono stati 6mila in più rispetto al 2014-2015, facendo arrivare il totale delle immatricolazioni a 271.119 e segnare una crescita percentuale del 2,2 per cento.
La tendenza, tuttavia, non è omogenea in tutto il Paese. Infatti, aumentano le matricole al Nord ma al Sud non si riesce ancora a uscire dal trend negativo. A crescere è in particolare il Nord-Est, che registra un +5,2 per cento di iscritti, mentre le Isole nell’a.a. 2015-2016 hanno avuto un -2,1 per cento di immatricolazioni.
A proseguire gli studi sono soprattutto i neodiplomati e le donne. Tra le matricole di quest’anno, infatti, la quota di 19enni è del 74,7 per cento e quella femminile del 55,2 per cento, con i maschi che sono maggioranza (62,4 per cento) solo nel complesso dei corsi di laurea di area scientifica. L’area geografica dalla quale ci si iscrive di più all’università subito dopo il diploma è il Nord-Ovest (54,1 per cento), quella nella quale il passaggio istruzione secondaria-istruzione terziaria è meno immediato è ancora una volta quella delle Isole (43,6 per cento).
Proseguono gli studi soprattutto coloro che hanno avuto un voto di diploma medio-alto e quelli che vengono dai licei (che rappresentano l’80 per cento delle matricole), mentre i diplomati di tecnici e professionali spesso scelgono altri percorsi di formazione, come gli Istituti tecnici superiori. Solo il 5 per cento degli immatricolati sono stranieri: il 14,7 per cento di loro sono rumeni, il 12,6 albanesi e il 9,2 cinesi.
Aumentano le matricole e cambiano le preferenze degli studenti. Se un tempo a farla da padrone erano le lauree umanistiche e quelle sociali, adesso la parte del leone la fanno quelle scientifiche, che raccolgono il 36,3 per cento degli immatricolati. La macroarea sociale, in realtà, tiene bene, attestandosi al 33,8 per cento, mentre quella umanistica vede ridursi i propri iscritti, anche a causa dei minori sbocchi professionali che i percorsi di studio a essa afferenti offrono.