“Mettere maschi e femmine nella stessa classe è come mettere del cibo davanti a un gatto”. È questa l’opinione dei conservatori iraniani che in molti atenei del Paese ha condotto alla decisione di riservare aule o interi piani alle sole donne. L’Arabia Saudita, con i suoi atenei femminili, non dunque è l’unico Paese ad andare in questa direzione.
L’annuncio ha sollevato un vespaio di polemiche. La posizione dei seguaci di Ali Khamenei si è trasformata in una proposta di legge che ha fatto infuriare Mahmoud Ahmadinejad. Il presidente iraniano, infatti, si è dichiarato contrario al provvedimento e ha chiesto al ministro dell’istruzione Kamran Daneshjoo di ritirare il progetto. Ma questo ha provocato il risentimento degli ayatollah, dai quali è giunta l’affermazione secondo la quale si dovrebbe assegnare una medaglia alle università che dividono maschi e femmine.
In questo contesto, c’è chi pensa che in realtà la posizione di Ahmadinejad sia solamente frutto di calcoli politici in vista delle elezioni parlamentari del 2012 e delle presidenziali del 2013, visto che in passato il presidente in carica non si era mai distinto come campione del rispetto per le pari opportunità.
Sono molti gli atenei che hanno deciso di seguire i dettami della guida spirituale, nonostante il disappunto del governo. Ma il piano di separare i sessi nelle università in Iran non incontra il favore della maggior parte delle oltre 3 milioni di studentesse che frequentano le università.
La segregazione dei sessi è cosa normale in Iran dove nella metro, nelle scuole, nei treni ci sono comparti divisi tra uomini e donne. E all’università una forma di segregazione esisteva già in passato: nei banchi i ragazzi siedono in file diverse rispetto alle compagne. E mentre il mondo cammina verso l’emancipazione femminile e l’equiparazione dei sessi, in Iran si passa dalla divisione dei banchi a quella delle aule.