Ultime battute per i nuovi statuti di ateneo. O forse no, visto il numero di ritardatari che ancora mancano all’appello. Scade oggi infatti il termine ultimo per la presentazione della nuove “carte costituzionali” di ateneo, già slittato di tre mesi rispetto alla prima scadenza del 30 luglio 2011.
Alla dead-line odierna sono ancora 32 le università italiane che non hanno ancora presentato lo statuto al Miur, altre 39 sono in attesa dell’approvazione del Ministero: dieci mesi dopo il varo della riforma solo uno sparuto manipolo di otto atenei ha completato l’iter e pubblicato il nuovo statuto nella Gazzetta ufficiale. Tra questi solo due sono poli universitari statali, ovvero l’Università Magna Grecia di Catanzaro e Ca’ Foscari a Venezia, mentre per quelli privati la revisione non era obbligatoria.
Sulla carta, grandi cambiamenti. Il rinnovo degli statuti è infatti previsto nella cosiddetta riforma Gelmini per cambiare radicalmente gli atenei, ristrutturandone le strutture consentendo una gestione manageriale più snella attraverso l’introduzione di membri esterni in consiglio di amministrazione e aumentando il peso della figura del rettore. Ma non tutto è filato liscio nei vari atenei della Penisola. Anzi, tantissime sono state le contestazioni e le proposte di emendamento, tra le più recenti ricordiamo le galline piemontesi scomodate per bloccare l’approvazione dello statuto all’Università di Torino. Il ministro Gelmini, dal canto suo, ha ribadito di essere disposta a bocciare tutti gli statuti che non saranno in linea con la riforma approvata lo scorso anno.
“I lavori sono stati faticosi e hanno destato grandi conflitti di opinione proprio per la portata innovativa della riforma – spiega Marco Mancini, presidente del Crui, al Sole 24 Ore – di fatto i poteri del Senato accademico sono ridotti, mentre vengono incrementati quelli del Cda”. Questo secondo Mancini, sommato alla eliminazione delle Facoltà in favore dei dipartimenti, può portare ad un cambiamento epocale. Ma sarà davvero così? In molti istituti le facoltà spariscono, ma possono venire nei fatti sostituite da strutture di raccordo, le scuole, depositarie di preesistenti nuclei di potere accademico.