Dopo una prima fase di rodaggio partono le attività di valutazione sull’università e ricerca italiane da parte dell’Anvur. Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo ha inaugurato un complesso meccanismo di analisi del funzionamento e del rendimento di 67 atenei statali e 28 non statali, oltre a 36 enti di ricerca pubblici e privati sottoposti alla vigilanza del suo dicastero. Ogni anno circa 200 mila ricerche finiranno sotto la lente dell’Agenzia guidata dal professor Stefano Fantoni.
A dividersi quest’impressionante mole di lavoro, che andrà a regime gradualmente e si dipanerà nell’arco dei prossimi anni, saranno 14 gruppi di addetti ai lavori riuniti sotto la sigla Gev, gruppi di esperti della valutazione, coordinato da Sergio Benedetto. Ciascuna delle 14 aree di valutazione ha un presidente e un numero variabile di componenti per un totale di 450 membri tra italiani e stranieri, provenienti dal mondo accademico e scelti da Anvur e Cineca a valle di un avviso pubblico.
Il primo report sulla valutazione della qualità della ricerca sarà prodotto dall’Anvur a giugno 2013 (la presentazione è prevista per il 30 giugno): questo primo step non ha dunque ad oggetto la qualità della didattica né i servizi che le università offrono agli studenti, ma si limita alla valutazione della attività di ricerca certificando i lavori della comunità scientifica italiana con il metodo della valutazione tra pari (“peer review” in inglese). Per le materie umanistiche è ancora aperto il dibattito sui criteri di valutazione da utilizzare.
In base all’esito delle sue valutazioni il governo provvederà a graduare i fondi da assegnare ai diversi atenei ed enti, e per il prossimo alle università andranno circa 7,5 miliardi e la suddivisione avverrà a marzo. “Nel 2013 – ha spiegato il ministro – avremo una quota destinata alla formazione e una quota del finanziamento universitario sulla base dei risultati che emergeranno dalla fotografia prodotta dall’Anvur”. Questo lavoro consentirà di conoscere nel dettaglio, mettere in rete e valorizzare brevetti, spin-off e incubatori di impresa, oltre a tutti i progetti nazionali e internazionali.
Profumo ha tenuto a ribadire che il nuovo assetto del sistema italiano della ricerca entrerà a regime per successivi step (con “un po’ di carota e un po’ di bastone” ha detto) nel 2014, e in tempo per rispettare le prescrizioni del programma Horizon 2020, che prevede un finanziamento complessivo di 80 miliardi. Per il titolare del Miur in questo modo l’Italia dovrebbe insomma essere in grado di ottenere un buon ritorno dai 12 miliardi investiti. Una buona occasione per mettere a punto progetti di ricerca di valore sono senz’altro i due bandi che il ministero sta per varare: il Firb giovani, finanziato con 53 milioni, e il bando Prin (Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale).