Un aiuto all’occupazione giovanile e un antidoto contro l’abbandono degli studi universitari e il “fuoricorsismo”? Potrebbe venire dal rilancio dell’alto apprendistato, ovvero i progetti formativi congiunti tra atenei e imprese. L’alto apprendistato è una realtà assai consolidata in alcuni Paesi d’Europa: Germania e Francia soprattutto. Mentre in Italia università e aziende sono a lungo rimasti due universi paralleli e non (o scarsamente) comunicanti.
Da qualche mese però è entrata in vigore la legge di conversione del “decreto scuola” (128/2013), e le cose potrebbero – anzi, dovrebbero – cambiare. La legge infatti prevede “progetti formativi congiunti” tra atenei e imprese, con “adeguati periodi di formazione presso le aziende” da parte degli studenti, con riconoscimento dei crediti relativi.
Insomma, un po’ di fiducia è d’obbligo. Anche perché le imprese, secondo l’autorevole quotidiano economico Il Sole 24 Ore, sono le prime a essere interessate a giovani adeguatamente formati per rispondere alle proprie esigenze aziendali e svecchiare il proprio management. Alcuni nomi su tutti? Telecom, partner di master in varie università; il gruppo Finmeccanica, col suo recente progetto per inserire 1.500 giovani nelle sue varie società; Enel, che sta collaborando con il Politecnico di Milano per la creazione di percorsi di studio post-laurea.
Pian piano, anche le università si stanno dando da fare per garantire uno sbocco occupazionale ai propri laureati, tra start up e partnership con le aziende del territorio, con cui progettare tanto la formazione quanto la ricerca. Il Politecnico di Milano, ad esempio, coopera con Ibm e con Eni (con quest’ultima azienda ha in cantiere perfino un corso di laurea ad hoc), mentre l’Università di Siena ha una convenzione con il Monte dei Paschi per offrire contratti di apprendistato agli studenti delle magistrali in Management e Governance, Finance, Economia e gestione degli intermediari finanziari.
Tra le novità più importanti, che segnalano che qualcosa si sta muovendo, è poi l’interesse della Fondazione Crui per i rapporti tra gli atenei e le aziende italiane, testimoniato dal neonato Osservatorio sui rapporti fra università e impresa, che comincerà col dedicarsi proprio all’alto apprendistato. In questo quadro, non manca, però, una nota dolente: se le norme ci sono e la volontà, a quanto pare, pure, a mancare sono i fondi. Nessuna risorsa aggiuntiva è stata messa a disposizione di università e aziende per investire nell’alto apprendistato.