Con 103 punti di media, è l’Università di Torino a conquistare la vetta della classifica Censis per l’area di Agraria 2014. L’ateneo piemontese, protagonista negli ultimi anni di un’ascesa inarrestabile, è riuscito alla fine a sopravanzare l’Università di Bologna (101), che nei tre anni precedenti era stata la prima della classe, e stavolta scende addirittura al terzo posto, superata anche dall’Università di Modena e Reggio Emilia (101,5), la quale ha compiuto una rimonta formidabile, che in dodici mesi l’ha portata dalla decima alla seconda posizione.
La classifica Censis per l’area di Agraria 2014 dà un giudizio sulla qualità dei corsi di laurea triennale afferenti alle classi di Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali (L-25), Scienze e Tecnologie Alimentari (L-26), Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali (L-38).
La quarta piazza della classifica Censis per l’area di Agraria 2014 è appannaggio di Udine (98,5), mentre la quinta spetta a Perugia (97,5). Al sesto posto c’è la coppia Padova–Sassari, con 96 punti, e un gradino più in basso si trova l’Università di Firenze (95,5). Nelle posizioni centrali della classifica Censis per l’area di Agraria 2014 si sono collocati, nell’ordine, la Tuscia (95), la Statale di Milano (94), l’Università Politecnica delle Marche (92) e gli atenei di Parma (90), Napoli “Federico II” (83,5) e Teramo (81).
Il duo formato dall’Università di Catania e da quella della Basilicata (entrambi con 80 di media), ha conquistato la quindicesima posizione della classifica Censis per l’area di Agraria 2014, mentre la diciassettesima e la diciottesima sono toccate rispettivamente a Bari (79) e Pisa (78,5). Infine, gli ultimi tre posti della graduatoria sono occupati da Foggia (78), Reggio Calabria (75,5) e dall’Università del Molise, che si conferma fanalino di coda con un punteggio medio pari a 66,5.
L’identikit del laureato in Agraria. L’indagine svolta dal consorzio AlmaLaurea sul profilo dei laureati triennali del 2013 segnala che il tempo medio impiegato per arrivare alla discussione della tesi è di 4,7 anni e che i laureati in corso rappresentano il 38 per cento del totale, mentre il voto medio è 100,6 su 110. La media dei voti ottenuti agli esami è 25,4 trentesimi e il 38 per cento dei laureati si ritiene decisamente soddisfatto di aver intrapreso questo percorso di studi.
Sbocchi professionali. Per i laureati di quest’area le possibilità di impiego vanno dal monitoraggio, tutela e sviluppo ambientale al controllo di qualità e sanitario delle produzioni agro-alimentari e animali, passando per la gestione di parchi e riserve naturali, sia all’interno di enti pubblici che presso aziende private. Un’altra possibilità è rappresentata dall’esercizio – previo conseguimento dell’abilitazione e iscrizione all’apposito albo – della professione di dottore agronomo o forestale, senza dimenticare che i laureati potranno anche occuparsi di fornire assistenza tecnica, igienica ed economica a imprese agro-zootecniche, di acquacoltura e faunistico-venatorie.