Il governo Berlusconi sta per cedere il passo e dall’Adi arriva la richiesta al ministro Gelmini di sospendere l’iter dei decreti attuativi della riforma dell’università. Secondo l’associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca italiani la crisi economica e le misure imposte dall’Europa hanno messo nell’ombra gli effetti di alcune scelte dell’esecutivo ormai uscente e anche sull'”emergenza università” è calato il silenzio.
Per questo motivo, spiega una nota dell’Adi, c’è il timore che in piena crisi di governo il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca acceleri nell’approvazione di decreti dannosi e non graditi agli stessi atenei italiani. Il rifermento è soprattutto alla situazione, definita “inaccettabile” dei giovani ricercatori, a detta dei ricercatori decisamente peggiorata dall’approvazione della cosiddetta riforma Gelmini.
In particolare, quello che contesta l’Adi è il provvedimento contenuto nella legge di stabilità che abolirebbe i limiti al ricorso ai contratti di collaborazione: misura questa che avrebbe il solo obiettivo di “fare cassa”, adottata senza alcun criterio di programmazione o disegno complessivo e per giunta senza aver prima ascoltato sul punto gli organismi di rappresentanza delle università e men che meno dei ricercatori.
Non a caso, spiega l’Adi, il ministro ha recentemente annullato un incontro con i giovani ricercatori e non dà loro chiarimenti sullo stato dei regolamenti”. Per evitare “colpi di mano” nell’attuale fase di incertezza, l’Adi, che di recente ha anche lanciato una petizione per abolire le tasse di dottorato, richiede l’immediata sospensione della fase di attuazione della riforma, in attesa dell’evolversi della situazione di crisi che porterà tra pochi giorni alle dimissioni del governo.
Intanto per domani, 11 novembre (o come scrivono gli organizzatori “11-11-11“), si annuncia una nuova giornata di mobilitazione contro “l’1 per cento della popolazione mondiale che sta rubando il futuro all’altro 99 per cento”. anche molti studenti e giovani ricercatori precari ssaranno impegnati in presidi, flash-mob e cortei nelle maggiori città italiane in concomitanza con la mobilitazione prevista in tutto il mondo al grido di #occupythestreets e #occupythefuture.