Dal ministro Brunetta a Umberto Bossi, fino al ministro ombra della Funzione pubblica della fazione opposta, numerosi esponenti del mondo politico concordano sull’abolizione del valore legale della laurea, e la conseguente esplosione di corsi privati dall’incerta qualificazione.
Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha recentemente espresso l’intenzione di presentare una proposta di “azzeramento titoli”, per alimentare una “virtuosa” concorrenza tra atenei, “arginare il proliferare delle cattedre universitarie” e “ottimizzare la gestione delle risorse”.
Anche il ministro ombra Linda Lanzillotta, del Partito Democratico, si è rivelato d’accordo, e potrebbe anche accettare l’invito di Brunetta di “firmare la proposta di legge assieme”. Il ministro Mariastella Gelmini aveva già dichiarato il proprio assenso diversi mesi fa.
Il 9 gennaio, la Lega Nord aveva anche presentato in Parlamento un ordine del giorno proprio sull’abolizione del valore legale della laurea. Le ragioni? L’attuale titolo di studio, legalmente riconosciuto, sarebbe alla base della “falsa concorrenza” agli atenei del nord da parte delle università meridionali che si sarebbero trasformate in “laureifici”.
Ma l’abolizione del valore legale della laurea e degli altri titoli di studio comporterebbe in realtà numerose conseguenze. Oltre alla già citata “virtuosa concorrenza” tra gli atenei, con conseguente prestigio delle costose università private, si registrerebbe inevitabilmente una diminuzione delle iscrizioni a scuole e università.
Ma che si vuole abolire? Come abolire le ruote in una macchina…
Il valore legale esiste in tutto il mondo. Anzi, in Gran Bretagna esiste pure il valore legale del voto di laurea.
COSA?? SPERO NON SI VERIFICHI MAI UNA COSA DEL GENERE! ABBIAMO STUDIATO TANTO PER NIENTE?NESSUN VALORE? MA DICO…CON COSA PENSANO, CON I PIEDI? PERCHè NON ANNULLANO IL LORO CERVELLO?
Ma da cosa affermano che l’attuale titolo di studio, legalmente riconosciuto, sarebbe alla base della “falsa concorrenza” agli atenei del nord da parte delle università meridionali che si sarebbero trasformate in “laureifici”, quando al CONTRARIO MOLTI RAGAZZI CHE STUDIANO NELL’UNIVERS DEL SUD (es palermo) SI TRASFERISCONO AL NORD XK E’ MOLTO FACILITATO, ESEMPIO CI SONO + sessioni di esami ed altre facilitazioni!!!
In gran bretagna e negli usa la laurea non ha valore legale. Si tende a valutare le competenza e non i fogli di carta
ahahahh sissii bisogna abolirlo a tutti i costi!!! è l’unico mondo per non costringere i vari trota&co a non andare all’estero per prendere una finta laurea!!!
se l’abolissero anche striscia la notizia lavorerebbe meno visto che diventerebbe la norma avere gli odontotecnici fare i dentisti..
ps. con la serietà che c’è in Italia non oso immaginare a come possano andare i concorsi…
Veramente, caro Renzino l’europeo, nei paesi a tradizione giuridica di common law non esiste il valore legale del titolo di studio, ma esistono solo forme di accreditamento pubblico. Sono molto preparato sul sistema britannico e su quello statunitense, ma non mi pare il caso di spiegarlo in questa sede. Quanto al voto, nel Regno unito viene riportato solo sui bachelor’s degree, cioè i titoli che si conseguono al termine di undergraduate programmes, composti di solito da 180 crediti ECTS, dunque durata normale di 3 anni, cui si accede dopo la scuola secondaria, corrispondenti alle nostre lauree. Non sono neanche dei voti veri e propri ma dei giudizi che vanno dal pass al first class honours. Non hanno alcun valore (mentre in Italia ha valore legale pure la lode, che di solito nei concorsi pubblici vale di più rispetto alla differenza che passa tra il 109 e il 110, spesso nulla in quanto son capaci di fare la fascia 105-110 e poi 110 e lode a parte) e di solito i privati non se li filano proprio. Nel transcript i giudizi con cui sono superati i singoli esami spesso non vengono neanche riportati (dipende dall’ateneo), e comunque pure non hanno valore. Se poi saliamo e andiamo al ciclo di master’s degree, la nostra laurea magistrale, il giudizio è di fatto inesistente, perché già è considerato particolarmente meritevole possedere un master: non è come in Italia che dopo la laurea proseguono tutti gli studi perché pensano che la «triennale», come la chiamano, non valga niente.
Per Francesco: Stato proprio cercando da un pò di tempo informazioni sul sistema scolastico/universitario brittanico e statunitense, se fossi disposto a parlarne con me via mail te ne sarei infinitamente grato.
(La mia mail è orazioXX@gmail.com. Al posto di XX inserisci 19.)
Parlo da laureato in giurisprudenza e sono d’accordo con l’abolire il valore legale del titolo di studio. Le università dovrebbero essere solo dei luoghi per la preparazione in determinate materie e non degli esamifici in cui gli studenti fanno di tutto per prendersi l’esame con voti alti. Persino nella stessa cattedra possono esserci delle disparità di valutazione che non dipendono dalla preparazione dello studente ma da molti altri fattori tra cui raccomandazioni, simpatia, servilismo nei confronti del professore e anche dalla pura e semplice casualità. Io comincerei con l’abolire il valore del voto di laurea a cui in Italia si dà davvero troppa importanza finendo per assurdo con l’agevolare uno studente che si è laureato in un’università telematica piuttosto che in un’università pubblica prestigiosa.