università appello contro razzismo
Un
appello contro il
razzismo, una lettera aperta per dire all’Italia che la strada da fare per affrontare il fenomeno delle migrazioni in modo adeguato è ancora lunga.
Dopo le violenze di
Rosarno, stavolta a fare il primo passo sono proprio i docenti delle
università italiane, che hanno deciso di aderire all’iniziativa “una giornata senza di noi” indetta per il primo marzo dai migranti e dalle migranti in Italia. Una manifestazione pacifica organizzata per rendere visibile il valore del lavoro degli immigrati nella società italiana.
A firmare l’appello sono stati
più di 600 docenti universitari italiani. Nella
lettera che hanno pubblicato online, questi docenti hanno specificato che aderiranno alla giornata partendo dalla consapevolezza che l’Italia sia caratterizzata da una “forma pervasiva di
razzismo istituzionale che permette e legittima forme di razzismo,
intolleranza, xenofobia sociali che stanno ormai erodendo la vivibilità comune delle nostre città”.
Come può esistere chi non esiste? Si chiedono provocatoriamente i docenti universitari, ponendo la domanda al centro del dibattito istituzionale e sociale, e riportando l’attenzione anche sull’accesso al
diritto allo studio per gli studenti stranieri: “La scandalosa difficoltà nell’accesso a un permesso di soggiorno per studi universitari – scrivono i docenti – attraverso una politica delle “quote” anche nel campo del sapere che rende quest’ultimo esclusivo
privilegio dei cittadini, è parte integrante della chiusura nei confronti dei/delle migranti che caratterizza il nostro paese. Per questo ci impegniamo a lottare anche per garantire la piena accessibilità dell’
Università ai/alle migranti”.
Nei giorni che precedono il primo marzo, inoltre, i docenti che hanno aderito alla giornata dei migranti si stanno impegnando ad affrontare la questione con
studenti e studentesse, leggendo loro la
lettera scritta dai lavoratori africani di Rosarno a fine gennaio, dopo le violenze e le discriminazioni che li hanno coinvolti.
(Immagine di Giuseppe Cassibba)