“La crisi ha messo a dura prova la globalizzazione e tutta una serie di dottrine economiche largamente accreditate” con queste parole, il Premio Nobel per l’economia
Joseph Stiglitz ha iniziato il suo discorso oggi nell’Aula Magna della
Luiss Guido Carli di Roma, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa dal rettore dell’ateneo.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2009/2010, il grande economista, che attualmente insegna alla “Graduate School of Business” della
Columbia University, ha tenuto – davanti a una platea di studenti, docenti, politici e giornalisti – una lezione sulla
crisi globale in corso e sugli insegnamenti che il sistema accademico dovrebbe trarne.
“La maggior parte delle teorie economiche guardano soprattutto ai benefici della
globalizzazione – ha spiegato Stiglitz – ma nel momento in cui la crisi di un singolo paese può avere un effetto contagioso sul resto del pianeta, dobbiamo cominciare a chiederci se la globalizzazione sia un bene o un male”.
Al centro della lezione di quello che è stato definito uno tra i massimi teorici della “asimmetria dell’informazione”, c’è soprattutto la questione etica e quella dell’onestà intellettuale. Da una parte, la necessità di focalizzare l’attenzione sulle
responsabilità dei soggetti coinvolti nelle politiche globali, dall’altra l’onestà della
ricerca accademica che deve “recuperare i nessi con il mondo reale, piuttosto che lasciarsi guidare da interessi individuali e ideologie di convenienza”.
“La crisi diventa un’opportunità nel momento in cui apre lo spazio alla messa in discussione proprio delle teorie che si sono rivelate fallimentari rispetto alla realtà dei fatti” ha spiegato Stiglitz, che ha citato la teoria di Adam Smith, secondo cui il bene della società è garantito dal perseguimento degli
interessi individuali. “Questa idea sarebbe bella, se solo fosse vera – ha sorriso Stiglitz – la realtà è molto diversa e a parlarcene è la crisi dei
mercati finanziari in corso: l’avidità dei bancari americani si è rivelata tutt’altro che un vantaggio per il resto dei cittadini del pianeta”.
Come far quadrare il cerchio, allora? “La
soluzione migliore per affrontare la crisi è quella di investire davvero in
ricerca, sapere, tecnologia” ha detto Stiglitz, che ha concluso valorizzando il
ruolo delle università nella crisi globale: “Keynes sosteneva che la produzione di idee incide davvero sul nostro modo di guardare al mondo: è assolutamente vero, esiste una comunità globale di studiosi ed è solo a partire da qui che possiamo muoverci verso una produzione di idee adeguate alla realtà che stiamo vivendo” ha concluso.
Il professore copie sempre analisi interressanti, tutavia vorrei proporgli due problemi:
1) non ritiene che la crisi finanziaria sia legata alla crisi energetica e alimentare?
2) Maggiore euguaglianza non è la condizione imprescindibile per uscire dalla crisi?
Ringrazio e saluto con cordialità
Danilo Colmbo