palazo chigi, sede del governo
Scoppia la
polemica al Governo, dopo la
provocazione lanciata dal ministro
Brunetta per commentare la vicenda della
studentessa fuoricorso di 32 anni che si è rivolta al Tribunale di Bergamo per vedersi riconosciuto il diritto di essere mantenuta dal padre.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, ai microfoni dell’emittente radiofonica Rtl, ha proposto in tono scherzoso di istituire una
legge anti-bamboccioni che obblighi i
giovani a lasciare la casa dei genitori a
18 anni. Un’affermazione che però è stata presa sul serio, suscitando
commenti non troppo clementi tra i colleghi ministri.
Prima fra tutti
Mariastella Gelmini, che in un’intervista al Sole 24Ore ha commentato l’affermazione di Brunetta come un’azzardata “semplificazione di un problema più complesso”. Secondo il ministro dell’Università e della Ricerca, infatti, non si può definire i giovani “
bamboccioni” solo perché hanno difficoltà a conquistare un’indipendenza economica. Questo non toglie, ha spiegato Gelmini a La Stampa, che l’
indipendenza dalla famiglia d’origine sia un bene. Perciò, ha dichiarato: “Il mio impegno è quello di rendere l’
università italiana più moderna e capace di laureare gli studenti nei
tempi giusti, affinché possano accedere al mercato del lavoro e competere con gli altri colleghi europei”.
“La maggior parte dei giovani italiani non va via di casa semplicemente perché non può permetterselo” ha ricordato
Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, che ha risposto alla provocazione di Brunetta chiedendo che i
baby pensionati – vale a dire i lavoratori andati in pensione a 40 anni –
restituiscano i soldi allo Stato per creare migliori opportunità per le giovani generazioni.
Più acceso, invece, il commento del ministro alla Semplificazione
Roberto Calderoli, che ha accusato il collega Brunetta di “averla fatta fuori dal vaso”. Secondo Calderoli, una legge che stabilisca in generale cosa fare sarebbe inaccettabile. Ogni famiglia, per il ministro, deve decidere secondo il proprio
buon senso.