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Brunetta: “Una legge anti-bamboccioni, a 18 anni tutti via di casa”

da | Gen 2010 | News | 6 commenti

ministro brunetta


Una legge anti-bamboccioni che obblighi i giovani a lasciare la casa dei genitori a 18 anni. Così il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha commentato la vicenda della studentessa fuori corso che si è rivolta al Tribunale di Bergamo affinché il padre continuasse a mantenerla.
Una provocazione lanciata ai microfoni dell’emittente radiofonica Rtl, che come ogni domenica anche ieri ha intervistato il ministro all’interno della rubrica “Brunetta della domenica”.

Alla domanda se sia giusto o meno che un genitore venga costretto a mantenere uno studente che a più di trent’anni fa ancora l’università, il ministro dei fannulloni ha risposto così: “Io farei una legge per obbligare i ragazzi a uscire di casa a 18 anni, perché questo significa libertà, significa misurarsi con il mondo esterno, con l’università”.
Il ministro, che ha aggiunto di aver fatto la dichiarazione in tono scherzoso, ha anche premesso che una legge del genere avrebbe bisogno di un sistema sociale differente da quello italiano: “Un’università più efficiente, un mercato del lavoro più efficiente, la possibilità di accedere agli affitti delle case”.
Tutti destinati a restare bamboccioni, insomma? Sì, almeno finché “i padri non faranno mea culpa”, ha suggerito Brunetta, che condivide l’espressione “bamboccioni” inventata nel 2007 dall’allora ministro dell’economia Padoa Schioppa, ma che aggiunge anche: “I bamboccioni sono figli nostri, e sono vittime del sistema sociale che li ha prodotti, più che colpevoli. Esistono perché esiste l’egoismo dei padri che si tengono per loro tutte le garanzie, e scaricano sui figli tutti i rischi“.
Se i giovani restano a casa, ha spiegato allora il ministro Brunetta, sarebbe come legittimare un ricatto generazionale che avviene nel contesto di “un sistema familistico dove le università funzionano male, e il welfare dà più ai padri che ai figli”. Come a dire, ogni bamboccione è bello a mamma sua.

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Davide
14 anni fa

L’Università è davvero “il mondo esterno”? Chiediamoci questo.

Davide
Davide
14 anni fa

Beh, sicuramente voler studiare seriamente in certe università, magari lavorando (quando il corso di laurea lo permette, ce ne sono alcuni che non ti lasciano il tempo di respirare, figuriamoci il lavoro) può rivelarsi un’impresa. Sicuramente il mondo del lavoro è peggio, ma è sicuramente più difficile per un neolaureato che trova solo incarichi da 4 soldi. Quindi, si, l’università, se frequentata da fuori sede, può essere un’avventura difficile per la mancanza di servizi, di alloggi, di sostegno…Nell maggioranza delle università estere europee gli studenti vivono sicuramente meglio. Ti credo che sono meno bamboccioni di noi! Quando vanno fuori casa sono consapevoli che almeno non troveranno l’inferno!!!! Io invece ho avuto una miriade di problemi burocratici per un semplice cambio di residenza. Ma Brunetta queste cose le sa???

luana
luana
14 anni fa

Ma nessuno dice che i bamboccioni restano a casa perchè non hanno un lavoro e non possono sopravvivere?
Che dessero un assegno antibamboccioni a 18 anni e vedreste che scapperebbero tutti da casa!

Giulia
Giulia
14 anni fa

Brunetta detta lezioni su una vita che non conosce. Andasse a farsi un giro in tutte le realtà italiane,a visitare tutte le facoltà e comprenderne i costi. E soprattutto che idea distorta ha delle libertà dell’individuo? Cosa pensa di ottenere con una legge anti-bamboccione? Ridicolo

Fran
Fran
14 anni fa

in parte d’accordo in parte no…. in Italia mancano alcuni elementi di base per consentire l’emancipazione dai genitori: lavori con stipendi decenti (gli stages nn pagati saranno utili per imparare ma con l’esperienza nn paghi le bollette…); case con affitti abbordabili, universita’ flessibile nei confronti di studenti lavoratori; ma c’e’ da dire che partendo da questi presupposti in molti nn ci provano neanche! forse perche’ vivere con mamma e papa’ sara’ un po’ frustrante ma meno faticoso. Vivo all’estero da sola da 5 anni, ho lavorato full time e terminato l’universita’ a dicembre in Italia con 2 anni di fuori corso, ho studiato, badato alla casa, usato le mie ferie per tornare a milano per sostenere gli esami. Nn sono superwoman e sinceramente credo che con un po’ di sacrificio chiunque portrebbe farcela. Dipende sempre da quale sia la cosa piu’ importante: conquistarsi l’indipendenza o subire la situazione dandosi per spacciati senza nemmeno provare?

Vera
Vera
14 anni fa

In Italia si studia troppo e male.
Le università dovrebbero essere di tre anni,fatti per metà di teoria e metà di pratica direttamente in aziende.
L’ inghilterra si sta muovendo in questa direzione.
Oltre al fatto che dovrebbero poter permettere ai giovani di lavorare e studiare, quindi università fatte su misura per studenti lavoratori.
E’ ovvio che poter finire l’ università a 21,22 anni è completamente diverso, hai tante energie per intraprendere qualsiasi cosa.
Invece, in Italia gli anni migliori si passano sui libri ed usciti dall’ università sei ormai stanca.
Ottima idea quella dell’ assegno di 500 euro.
Intanto, i giovani senza lavoro sono molto meno dei pensionati,quindi togliendo 100 ad esempio poi ti vedi un figlio che ne prende 500.
E’ ovvio che non li prendono a chi ha 1000 euro di pensione. Ciò permetterebbe ai genitori di non dare soldi ai figli. I giovani spendono e ci sarebbe un effetto benefico su tutta l’ economia.