L’elemento di criticità è quello delle residenze universitarie per gli studenti dell’Aquila: se non sarà trovata una soluzione adatta “mi vedo costretto a rassegnare le dimissioni, al fine di fare almeno chiarezza su una situazione che è ormai insostenibile”.
Secondo Di Orio infatti il futuro che si prospetta per la città dell’Aquila “è inscindibile da quello della sua Università”.
È in questo senso quindi che il rettore giudica, nella lettera “particolarmente intollerabile il fatto che le giuste esigenze degli studenti finiscano per essere contrapposte alle altrettanto giuste esigenze dei cittadini aquilani”. Mettendo di fatto gli uni contro gli altri
Di Orio chiede un impegno serio e tempestivo da parte delle istituzioni, per potere supportare la sua scelta di non mettere un tetto massimo alle iscrizioni nel suo ateneo.
Una scelta del genere, spiega il rettore abruzzese nella lettera a Napolitano “avrebbe significato la morte della nostra Università, vanificando gli sforzi compiuti anche da parte del Governo, mettendo in pericolo il posto di lavoro di più di mille persone e compromettendo ulteriormente la ripresa dell’attività economica di tutto il comprensorio”