con la percentuale più alta di mancate iscrizioni al secondo anno figurano l’ateneo di Chieti e Pescara (39,3%), l’Università di Foggia (35,6%) e quella di Lecce (32,9%).
Questi dati, contenuti nella classifica del Sole24Ore fanno emergere una situazione fortemente contrapposta tra Nord e Sud Italia: se a Venezia Iuav solo il 3% delle matricole non si riscrive al secondo anno la situazione cambia radicalmente al Sud.
Negli atenei meridionali infatti la dispersione riguarda più di un quarto delle matricole: nella graduatoria degli atenei Lecce è infatti seguita da Napoli Parthenope (31,7%) e Messina (30,7%).
Gli ultimi posti non sono però occupati solo da atenei del Sud, prima di Messina nella classifica c’è infatti Roma Tor Vergata con il 29,3% di dispersi, seguita da Siena con il 28,1% , Viterbo con il 27,8% e Camerino con il 27,5%.
Le Università più “serie”, quelle che secondo il parametro “Dispersione” ,che con altri nove indicatori è utilizzato dalla classifica del Sole24Ore, hanno una minima percentuale di mancate iscrizioni al secondo anno figura Venezia Iuav con il 3%.
L’ateneo veneto è seguito da Milano Bicocca con il 4,3%, Bergamo con il 4,9% ed, eccezione nel panorama meridionale, l’Università di Napoli II con il 5,6% di dispersione di matricole.
Tra le Università non statali bene il Milano San Raffaele (3,3%) e Roma Luiss (3,4%) malissimo invece Roma San Pio V (60,2%), Enna Kore (32,2%) e Roma Europea (22,9%).
secondo me è un indice di qualità che va preso con le molle. Un’elevata dispersione significa anche che il primo anno è stato molto selettivo. Bisognerebbe approfondire e vedere da cosa deriva: per corsi a numero chiuso evidentemente la selezione può essere avvenuta prima dell’iscrizione, ma per quanto riguarda i corsi senza accesso programmato (cioè il 90% dei corsi delle uni italiane) una bassa dispersione significa al 20% che la didattica è buona e all’80% che il corso è facile.