La visita alla Harvard University non è certo stata una passeggiata per il vice presidente della Camera del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. Invitato al convegno “Capire il Movimento 5 stelle e il ruolo della democrazia diretta in Italia”, organizzato da Yes Europe Lab, colui che da molti è ritenuto il futuro candidato grillino alla presidenza del Consiglio è stato incalzato da un fuoco di fila di domande. E da accuse, nemmeno troppo velate, di populismo, antieuropeismo e, più in generale, di essere membro di un movimento sostanzialmente di destra.
Le polemiche per la presenza di Di Maio non sono mancate, come ha anticipato il moderatore del convegno prima di dare il via agli interventi. A scatenarle è stato soprattutto il fatto che la forza politica di cui il vice presidente della Camera fa parte è vista come una minaccia per l’Europa. Non certo il miglior biglietto da visita per presentarsi a un evento organizzato da un laboratorio di azione civica paneuropeo, creato dai cittadini comunitari che frequentano la prestigiosa istituzione americana. Di Maio è stato definito “un populista considerato di destra” dal moderatore, mentre uno dei giovani presenti l’ha accusato di “giocare con il fuoco”, come ha fatto David Cameron nel Regno Unito. Il quale, secondo lo studente, “ha distrutto la UE per giochetti di politica interna”.
Lungi dal sottrarsi al confronto, Di Maio ha replicato alle accuse spiegando che il “M5S non ha affatto intenzione di distruggere l’Europa ma anzi di riportarla ai suoi valori fondativi”. Vale a dire a “interessarsi dei livelli di povertà delle famiglie, dei livelli di disoccupazione e non solo della politica monetaria”. L’esponente pentastellato ha annunciato, inoltre, che entro la fine di luglio sarà pronto il programma di governo del Movimento, mentre a settembre sarà scelto il candidato premier e saranno indicati i ministri. I quali saranno presentati ai cittadini italiani prima delle elezioni.
L’M5S, insomma, non ha intenzione di farsi ghettizzare tra i partiti populisti, anzi, rivendica l’importanza di aver per primi tentato la strada della democrazia diretta. Secondo Di Maio, è proprio questo ad aver permesso ai grillini di diventare la prima forza politica del Paese. Una forza che ha come obiettivo quello di “cambiare il modo di fare politica per fare emergere le migliori energie di cui l’Italia dispone, oggi bloccate dalla corruzione”. Che sia riuscito o meno a convincere coloro che sono intervenuti al convegno ad Harvard, non è possibile stabilirlo. Resta, tuttavia, il fatto che Di Maio non si sia tirato indietro, accettando di confrontarsi a viso aperto anche con i detrattori più accaniti e ribattendo punto su punto. Il che la dice lunga su quanto il Movimento sia agguerrito in vista delle prossime elezioni politiche.