Temevano si realizzasse ciò che era stato annunciato in passato, per questo hanno tirato un sospiro di sollievo quando è stato reso noto il calendario dei test d’ammissione 2017 per i corsi di laurea a numero chiuso. Le associazioni studentesche hanno accolto con favore la scelta di non svolgere il test IMAT in aprile, come si era paventato. La possibilità piaceva alla CRUI, ma preoccupava gli studenti perché avrebbe imposto a quanti frequentano il quinto anno delle superiori un vero e proprio tour de force. Prima l’IMAT, poi forse una prova INVALSI e infine la maturità.
Apprezzamento per la scelta del MIUR è stato espresso sia da parte dell’Unione degli universitari (UDU), che dalla Rete degli Studenti Medi. Il coordinatore nazionale di quest’ultima associazione, Giammarco Manfreda, ha ricordato che “mettere i test ad aprile così come si era prospettato avrebbero creato non poche difficoltà agli studenti che in quel periodo devono poter avere la possibilità di dedicarsi al massimo all’ultimo anno di scuola”, trasformando gli ultimi mesi prima della maturità in una sorta di staffetta e facendo perdere così ogni valore formativo.
Nonostante la buona notizia, tuttavia, le associazioni studentesche non sono propense a sotterrare l’ascia di guerra. La battaglia principale, infatti, è tutt’altro che conclusa. Il numero chiuso è sempre lì e a loro non piace affatto. In proposito la coordinatrice nazionale dell’UDU, Elisa Marchetti, ha fatto appello al ministro Valeria Fedeli, affinché “segni la discontinuità rispetto a chi l’ha preceduta e passi dalle parole ai fatti”, convocando subito “un tavolo per il superamento del numero chiuso“, che permetta di incamminarsi sulla strada del libero accesso. Del resto, secondo l’UDU l’attuale sistema è un fallimento: “Ogni anno i test di accesso presentano delle falle, costringendo molti studenti a dover ricorrere alle vie legali per vedere riconosciuto il proprio diritto allo studio: questa situazione è insopportabile”.