Le associazioni studentesche esultano. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha emanato una nota interna al MIUR che stabilisce lo slittamento del debutto delle lauree professionalizzanti. I nuovi percorsi di studio in partnership con le aziende non faranno il loro ingresso nell’offerta formativa degli atenei dal prossimo anno accademico, bensì dal successivo.
Per potersi iscrivere alle lauree professionalizzanti occorrerà, quindi, attendere il 2018, per la gioia di tutti coloro che avevano aspramente criticato l’istituzione di questi percorsi. L’Unione degli universitari (UDU), in proposito ha commentato: “Non possiamo che accogliere positivamente questa notizia”.
La diffidenza nei confronti delle lauree professionalizzanti nasce dal fatto che questi corsi triennali siano stati istituiti senza prima un confronto con gli studenti, che permettesse di affrontare tutti i punti critici. L’approvazione del decreto contenente le disposizioni in merito, infatti, è avvenuta in fretta e furia, con la firma dell’ex ministro Giannini che era arrivata addirittura l’ultimo giorno del suo mandato.
Dopo questa accelerazione, ecco lo stop. Che accontenta l’UDU, la prima voce a levarsi per chiedere che prima della partenza delle lauree professionalizzanti si facesse il punto della situazione con tutti gli attori coinvolti. La contrarietà dell’associazione studentesca non è nei confronti dell’idea in sé di percorsi di studio di questo tipo: “siamo i primi a dire che in Italia c’è necessità di sviluppare una formazione terziaria professionalizzante,” sottolinea Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’UDU. Quello che si chiede, però, è che “questi corsi siano strutturati in modo da garantire accessibilità, qualità dell’offerta formativa e la tutela dei diritti degli studenti che svolgeranno attività di tirocinio”.
Questo per evitare che le aziende, grazie alle lauree professionalizzanti, possano usare gli studenti come personale a costo zero. E che i laureati non assorbiti dall’azienda partner, rimangano senza altre prospettive di inserimento lavorativo e non abbiano la possibilità di proseguire gli studi frequentando un corso magistrale.
La decisione del ministro Fedeli ha, pertanto, dato un segnale positivo, poiché rispecchia una maggiore apertura al dialogo. Del resto l’ex vice-presidente del Senato, che ha un passato da sindacalista, è stata scelta proprio per creare un clima di maggior distensione e collaborazione, che permetta di superare le frizioni del passato.