La manipolazione dei neuroni riuscirà a farci cancellare i brutti ricordi. Ne sono sicuri alcuni scienziati della Stony Brook University di New York (Usa), che asseriscono di aver scoperto un metodo per dimenticare le brutte esperienze e rafforzare la memoria di quelle positive. In uno studio pubblicato sulla rivista Neuron gli studiosi hanno fatto luce sul particolare ruolo della acetilcolina, neurotrasmettitore secreto dai neuroni colinergici nell’amigdala e coinvolto nel processo di memorizzazione, dal cui dosaggio dipenderebbe una maggiore o minore permanenza dei ricordi.
Nel corso di esperimenti condotti sui topi il gruppo di ricercatori americani ha osservato come aumentando artificialmente il dosaggio dell’acetilcolina nell’amigdala – la parte del cervello dalla quale dipende la memoria emotiva – i ricordi si imprimessero meglio nella memoria degli animali, permanendovi per il doppio del tempo normale. Manipolando, invece, i circuiti cerebrali deputati alla secrezione del trasmettitore, affinché ne producessero una quantità minore, si è riscontrato un progressivo sbiadirsi dei ricordi, fino al punto da farli scomparire. In questo modo si è riusciti ad eliminare nei topi la paura e si pensa che si analogamente si possa riuscire a cancellare i brutti ricordi negli esseri umani.
La ricerca apre le porte a futuri e promettenti sviluppi nel trattamento di disturbi che hanno un impatto molto pesante sulla vita di chi ne soffre, come la sindrome da stress post-traumatico, evitando la somministrazione di farmaci, che combattono solo i sintomi senza rimuovere le cause. Attraverso la manipolazione dei neuroni, infatti, si potrebbero cancellare i brutti ricordi legati a eventi particolarmente drammatici e al contempo rendere più forti quelli belli, affinché si possa ritrovare rapidamente la serenità personale e tornare ad avere una vita di relazione normale. Questo metodo consentirebbe un recupero in tempi più brevi di quelli che si hanno normalmente con l’unica alternativa finora disponibile per chi non vuole ricorrere alle medicine, cioè la psicoterapia, la cui efficacia peraltro non è del 100 per cento.