Studiare è importante, ma non è indispensabile per arricchirsi. Sembra voler dire questo l’indagine svolta dal Finacial Times, il prestigioso giornale economico-finanziario britannico, da cui è emerso che uno su quattro tra i miliardari mondiali non è laureato. Per la precisione, anzi, il 25 per cento dei più ricchi del mondo ha lasciato l’università prima di terminarla.
Se poi il si va a controllare quanti tra i miliardari abbiano conseguito un master, si scopre che sono solo il 20 per cento del totale, e appena 5 su 100 hanno ottenuto il titolo di dottore di ricerca. La tesi del Financial Times è che per quanto concerne l’arricchirsi si impari di più dalle esperienze di vita che non dalla scuola. E, in effetti, gli esempi lampanti non mancano. Tra i più noti miliardari che hanno abbandonato gli studi ci sono Bill Gates e Mark Zuckerberg, che hanno lasciato le aule universitarie per dare vita rispettivamente a Microsoft e Facebook.
L’indagine è stata commissionata dal Financial Times all’agenzia di marketing Verve Search, che ha analizzato il curriculum studiorum dei miliardari che si sono fatti da sé inclusi nella lista compilata annualmente dalla rivista americana Forbes.
Tra le ragioni per le quali molti dei self-made men di maggior successo a livello mondiale non hanno per niente frequentato o non hanno portato a termine l’università c’è anche il costo degli studi terziari nei paesi anglosassoni. L’ammontare proibitivo delle rette spinge sempre più spesso i giovani di talento a chiedersi se davvero valga la pena di investire così tanto in un titolo di studio o se, magari, non sia piuttosto il caso di puntare quei soldi sulla realizzazione di una buona idea.
Per la seconda delle ipotesi propende il fondatore di PayPal, Peter Thiel, un altro miliardario che si è arricchito grazie a un’intuizione geniale. Da qualche anno a questa parte, infatti, il paperone americano finanzia con la propria fondazione una borsa di studio che offre 100mila dollari per abbandonare i banchi universitari e provare a dare vita ai propri progetti più brillanti. In mancanza di lampi di genio, però, forse è il caso di non affrettarsi verso l’uscita delle aule degli atenei, perché come dimostrano i dati sull’occupazione, la laurea è ancora in grado di garantire, sebbene nel lungo periodo, dei vantaggi dal punto di vista professionale.