L’aspetto fisico conta, eccome. Anche all’università, dove – stando a una recente ricerca americana – alle studentesse più belle sono assegnati voti più alti. I vantaggi di una bella presenza, però, sarebbero solo per le ragazze, mentre i loro colleghi maschi non otterrebbero nessun beneficio dall’essere attraenti.
L’indagine è stata svolta da Rey Hernandez-Julian e Christina Peters, due economisti della Metropolitan State University di Denver, comparando i voti degli universitari e le loro fotografie. Dall’analisi di 160mila esami svolti nell’arco di cinque anni è emersa una forte correlazione tra l’aspetto fisico e la valutazione. In particolare, si è osservato che le studentesse più belle avevano ottenuto regolarmente voti più elevati rispetto a quelle meno avvenenti, segno che i professori più che basarsi su criteri oggettivi ne giudicavano la preparazione sotto l’influenza dell’aspetto fisico.
Per confermare la propria tesi, i due studiosi hanno poi verificato i voti riportati dai ragazzi nei corsi online, che fanno parte integrante dei corsi avanzati presenti nel curriculum degli universitari americani, riscontrando che la correlazione tra bellezza e voti alti in questo caso non è presente, proprio perché i docenti non vedevano l’aspetto degli studenti che stavano valutando.
La spiegazione che Hernandez-Julian e Peters hanno dato del risultato della loro indagine – che sembrerebbe confermare i cattivi pensieri fatti da molti – è duplice. Da un lato, secondo i ricercatori, è possibile che i professori siano effettivamente più accomodanti nei confronti delle studentesse più belle durante gli esami. Dall’altro, le ragazze più carine della media potrebbero essere effettivamente anche le più preparate perché, magari, i docenti si mostrano più disponibili nei loro confronti durante le lezioni, rispondendo più di frequente e in modo più esauriente alle loro domande, fugando così eventuali dubbi.
Il problema della valutazione e dell’obiettività dei giudizi espressi dai professori è stato in passato esaminato anche dall’OCSE, che però si è focalizzato maggiormente sull’influenza esercitata dalla classe sociale, scoprendo che a scuola sono favoriti gli studenti più benestanti.