Il divario tra Nord e Sud interessa in modo preoccupante anche il mondo accademico. Un volume di recentissima pubblicazione, La Questione Meridionale dell’Università, offre un quadro dettagliato di tutti gli aspetti critici che zavorrano il nostro Mezzogiorno, facendogli perdere sempre più terreno.
Scritto da Mauro Fiorentino ed edito da ESI, il libro analizza i fattori che hanno generato la questione meridionale dell’università. Primo tra tutti l’adozione di meccanismi di premialità nell’assegnazione dei finanziamenti (il cui ammontare continua a diminuire), che penalizza fortemente gli atenei del Sud in favore di quelli settentrionali. Con sempre meno fondi l’università meridionale arranca, perdendo sempre più studenti e non riuscendo a rimpiazzare i docenti che vanno in pensione, a causa del perdurare del blocco del turn over.
E mentre la aule degli atenei del Mezzogiorno si svuotano, l’Italia finisce sempre più indietro nelle classifiche internazionali per numero di laureati nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, finendo quest’anno all’ultimo posto tra i paesi Ocse. Un record negativo che pesa sulle spalle dell’intera nazione e che dovrebbe spingere, come suggerisce lo stesso Fiorentino, a un’inversione di rotta per quanto riguarda gli investimenti destinati al capitolo istruzione.
La questione meridionale dell’università, ritiene l’autore, va affrontata alla luce della consapevolezza che i tagli che hanno interessato il Fondo di finanziamento universitario dal 2009 al 2014 si sono abbattuti al 50 per cento sugli atenei del Sud, che hanno pagato il prezzo più alto, mentre quelli del Nord hanno mantenuto più o meno invariate le proprie finanze. E anche il calo delle risorse destinate al finanziamento del diritto allo studio ha penalizzato soprattutto il Mezzogiorno.
L’impossibilità di ricevere una borsa di studio e tasse universitarie tra le più alte d’Europa hanno spinto molti giovani a non proseguire gli studi dopo il diploma, fenomeno che in alcune regioni del Sud ha toccato punte drammatiche, con un calo degli immatricolati che in Basilicata ha raggiunto il picco massimo, arrivando al 33 per cento.
Dai dati raccolti nel libro di Fiorentino emerge chiaramente l’urgenza di mettere al centro dell’agenda politica la questione meridionale dell’università, che – se elusa – rischia di essere un peso insostenibile per tutto il sistema Paese e di ipotecarne il futuro. Se la volontà di farlo esista o meno, tuttavia, è cosa ancora da stabilire.