Legge di Stabilità 2016, le misure per l'università
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Legge di Stabilità 2016, ecco le misure per l’università

da | Ott 2015 | News | 0 commenti

Taglio della TASI, part-time in attesa della pensione, innalzamento del limite alla circolazione del contante. In questi giorni non si fa che parlare della Legge di Stabilità 2016 e delle misure che contiene. Tra esse alcune, raccolte nel capitolo denominato “Italia orgogliosa”, riguardano il mondo dell’università.

Dopo l’annuncio avvenuto la scorsa settimana negli studi di “Che Tempo Che Fa” del provvedimento per il rientro di 500 professori universitari attualmente operanti all’estero, con la presentazione della Legge di Stabilità 2016 si è scoperto che il governo ha intenzione di procedere anche all’assunzione di 1.000 nuovi ricercatori. E, secondo le anticipazioni, questo dovrebbe essere solo il primo passo per la ripartenza del meccanismo del reclutamento, che dovrebbe essere basato interamente sul merito e a regime dovrebbe assorbire 1.500 nuovi ricercatori ogni anno.

 

Obiettivi ambiziosi, senza dubbio, quelli fissati nella Legge di Stabilità 2016, che sono però solo i prodromi di un processo di riforma che si preannuncia ben più ampio. Il vero sogno del presidente del Consiglio è infatti portare l’università fuori dalla Pubblica amministrazione. Un obiettivo che secondo Renzi sarebbe la soluzione dei mali di un sistema da troppi anni in affanno.

Il premier ne ha discusso durante l’intervento che ha tenuto nel corso della sua visita al campus San Giobbe di Ca’ Foscari a Venezia. Il presidente Renzi è tornato a parlare di università lasciando chiaramente intendere l’imminenza di un intervento sul modello de “La Buona Scuola” anche per il complesso dell’istruzione terziaria italiana. In particolare, al di là dei provvedimenti inseriti nella Legge di Stabilità 2016, il premier ritiene che sia essenziale portare il mondo accademico fuori dal perimetro della PA: “Non si possono utilizzare gli stessi criteri per i bilanci degli atenei e delle Usl. Bisogna cambiare”. Una rivoluzione necessaria per “dire ai giovani quanti posti ci sono nei concorsi e creare le premesse della loro carriera”.

Ma questa rivoluzione non calerà dall’alto, o per lo meno questo è quello che ha garantito Matteo Renzi. “Non rifaremo gli errori commessi con la Buona Scuola, prima ci sarà una campagna di ascolto e proveremo a scrivere insieme le regole“, ha rassicurato. Basterà a far stare tranquille le associazioni studentesche, che intanto – come nel caso di LINK-Coordinamento universitario – si sono già portate avanti presentando le proprie proposte? Ancora è troppo presto per dirlo. Quel che è certo è che, visti i mali atavici del sistema, il percorso della riforma non sarà sicuramente in discesa.

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