La spesa che gli studenti sono costretti a sostenere per frequentare l’università continua a crescere. A sancirlo è l’inchiesta UDU sulle tasse universitarie 2015, che prende le mosse dai dati pubblicati pochi giorni fa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) relativi agli introiti derivanti dai contributi versati per l’anno accademico 2013/2014.
L’Unione degli universitari (UDU) ha elaborato i dati del MIUR, incrociandoli con quelli degli iscritti dei vari atenei, scoprendo che rispetto all’anno accademico precedente la tassazione media nelle singole università nel 2013/2014 è aumentata del 5 per cento. “I dati della nostra inchiesta fanno emergere ancora una volta una situazione allarmante per quanto riguarda le tasse studentesche e l’accesso all’università”, ha commentato il coordinatore nazionale dell’UDU Gianluca Succimarra.
Quello rilevato dall’inchiesta UDU sulle tasse universitarie 2015 è l’aumento più marcato dell’ultimo quinquennio, nel quale – occorre sottolinearlo – le tasse sono comunque costantemente state ritoccate verso l’alto. E se si allarga l’orizzonte il quadro diventa ancora più sconsolante: la crescita percentuale media dei contributi richiesti agli studenti si è impennata addirittura di oltre il 50 per cento rispetto al 2005. “In 10 anni – spiega Succimarra – siamo passati da una tassazione media di 736,91 euro a una di 1.112,35 euro”.
L’inchiesta UDU sulle tasse universitarie 2015 smonta una volta per tutte, secondo il coordinatore nazionale, “gli assunti di chi sostiene che l’università italiana si quasi gratuita”, evidenziando ancora una volta che le somme richieste agli studenti continuano ulteriormente ad aumentare, nonostante l’Italia – come certifica anche l’OCSE – sia al terzo posto in Europa per l’ammontare dei contributi studenteschi.
Nonostante gli aumenti segnalati dall’inchiesta UDU sulle tasse universitarie 2015, c’è aria di un altro innalzamento dei contributi. La prima a manifestare la propria intenzione di attuare un aggiustamento col segno più è stata l’Università di Torino, ma presto potrebbero seguirla altri atenei. Per questo motivo, Succimarra invita il governo a “operare una riforma complessiva del sistema, che riduca il peso delle tasse, soprattutto per i redditi più bassi, e introduca un criterio forte di progressività, omogeneo in tutti gli atenei”.