I tagli al diritto allo studio sono il principale problema del sistema universitario italiano. La pensano così i rappresentanti degli studenti, che negli ultimi tre mesi abbiamo intervistato nell’ambito di un’inchiesta sul futuro dell’università finalizzata a scoprire quali sono le criticità sulle quali il governo Renzi dovrebbe focalizzarsi nell’annunciata riforma, che sul modello di quella della scuola è stata già definita con il nome di “Buona Università”. A partire dallo scorso 24 febbraio abbiamo sentito tredici rappresentanti di altrettanti atenei, i quali ci hanno spiegato – dalla prospettiva di chi vive quotidianamente il mondo accademico – cosa non va e come si dovrebbe intervenire per sanare la situazione.
Otto rappresentanti su tredici hanno citato come prima emergenza proprio le carenze del sistema che dovrebbe garantire il diritto allo studio. Un sistema reso ancor più precario dai tagli che si sono abbattuti su esso e che hanno acuito la piaga, tutta italiana, degli idonei non vincitori. Dal bilancio della nostra inchiesta sul futuro dell’università emerge, poi, che un problema sentito è anche il sottofinanziamento generale, indicato da due rappresentanti come il più urgente e da due come il secondo in termini di priorità. Una menzione a testa hanno ricevuto lo scollamento tra la formazione e il mondo del lavoro, l’organizzazione del sistema di formazione medica e la struttura pachidermica del mondo accademico in sé.
Nel corso delle interviste della nostra inchiesta sul futuro dell’università abbiamo avuto modo di sentire dalla viva voce dei rappresentanti quali sono i mali di un sistema che arranca sempre più, mali che vanno da quelli già citati, alla presenza di un’offerta formativa non adeguata all’attuale contesto e alla svalutazione del concetto stesso di istruzione e formazione. Tra i problemi maggiormente tirati in ballo c’è poi l’orientamento, che in Italia è carente – se non del tutto assente – e causa abbandoni e ripensamenti da parte degli studenti.
E per quanto riguarda le soluzioni? I rappresentanti non hanno dubbi e quasi unanimemente hanno indicato un aumento degli investimenti come misura da adottare necessariamente per rimettersi in carreggiata. Per questo, ci hanno spiegato, se la riforma del governo Renzi non prevederà l’erogazione di nuovi fondi, sarà pressoché inutile.
La nostra inchiesta sul futuro dell’università ha voluto anche sondare le opinioni dei rappresentanti rispetto al numero chiuso. L’attuale meccanismo di selezione è bocciato senza appello, ma nemmeno la prospettiva di un passaggio al famigerato “modello francese” sembra incontrare molto favore. Per i nostri intrevistati, infatti, la strada da percorrere è quella dell’accesso libero, sostenuto però da un adeguato orientamento, che possa aiutare a fare una scrematura preventiva.