Potrebbe esserci un ritorno all’antico per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: all’orizzonte, infatti, si sta affacciando l’ipotesi di una divisione del MIUR in due. Le dimissioni del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, in quota al Nuovo Centrodestra (NCD), hanno provocato qualche fibrillazione nella maggioranza di governo, con l’NCD che – avendo perso un ministero chiave – chiede al presidente del Consiglio Matteo Renzi di continuare ad avere lo stesso peso all’interno dell’esecutivo. La soluzione sembrerebbe essere quella di spacchettare il MIUR, tornando a un ministero dell’Istruzione e uno distinto per Università e Ricerca, con quest’ultimo che andrebbe all’On. Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del partito guidato da Angelino Alfano. Alla guida dell’Istruzione rimarrebbe invece Stefania Giannini.
A rivelare l’esistenza dell’ipotesi della divisione del MIUR in due distinti ministeri è stato il Corriere della Sera, in un articolo pubblicato mercoledì 25 marzo, a firma di Claudia Voltattorni, dal titolo “Scuola, riforma al via settimana prossima. L’altolà dei sindacati”. E per il momento non sono giunte smentite dal governo. Non è certo se lo spacchettamento andrà in porto, ma di certo a Palazzo Chigi stanno valutando la possibilità di un ritorno al passato che potrebbe mettere a tacere i malumori all’interno del Nuovo Centro Destra.
Di una ipotetica divisione del MIUR, tuttavia, sembra non essere entusiasta proprio l’NCD, che vorrebbe per Quagliariello la poltrona del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca così com’è oggi. Questo, però, significherebbe far fuori Stefania Giannini e dar vita a un vero e proprio “rimpastino”. La possibilità di un avvicendamento Giannini-Quagliariello alla guida del MIUR si era già affacciata la scorsa estate, ma era stata archiviata. Nel frattempo l’attuale ministro aveva lasciato Scelta Civica per entrare nel Partito Democratico.
NCD non vuole un ministero dimezzato e chiede a Renzi di mantenere lo stesso peso nel governo che aveva quando deteneva il Ministero delle Infrastrutture, cosa che al partito di Alfano non sembra realizzabile se con la divisione del MIUR parte delle deleghe dovessero rimanere a un altro ministro.