All’università italiana manca un rapporto stretto con il mondo del lavoro e non c’è sufficiente “valorizzazione della figura sociale dei soggetti in formazione“. A segnalare il problema è Angelo Nuzzo, coordinatore dell’Unione degli Universitari (UDU) di Palermo e presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Palermo.
Mentre il governo Renzi si appresta a mettere mano al sistema accademico attraverso una riforma che secondo gli annunci dovrebbe ricalcare il modello de “La Buona Scuola”, i rappresentanti degli studenti, partecipando alla nostra inchiesta sul futuro dell’università, ci spiegano quali sono le priorità in termini di problemi da affrontare e interventi da adottare. Oltre allo scollamento tra formazione e mondo del lavoro tra le questioni più spinose c’è, secondo Nuzzo, il dilagare del numero chiuso e dell’accesso programmato, che è arrivato a coinvolgere oltre la metà dei corsi di laurea.
A compromettere il buon funzionamento del sistema è poi anche – e forse soprattutto – la mancata “copertura totale degli idonei al conseguimento della borsa di studio”. Quello degli idonei non beneficiari sembra essere il più grave problema, visto che a segnalarlo non è stato solo il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Palermo, ma ci è stato fatto presente da ogni rappresentante intervistato.
Per questo, secondo Nuzzo, tra gli interventi più urgenti che il governo dovrebbe adottare c’è un piano di “investimenti sul diritto allo studio“, accompagnato dal “completamento del quadro normativo del dlgs 68, soprattutto per quanto riguarda i livelli essenziali delle prestazioni. Tutto questo con il fine di garantire realmente il diritto di erogazione della borsa a quanti risultano idonei al suo conseguimento”.
Il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Palermo ritiene improrogabile anche una modifica della legge 264, che consenta di regolamentare “in maniera più concreta il numero programmato locale negli atenei e aumentare gli investimenti nella formazione per garantire un maggior numero di posti per l’accesso ai corsi di studio con programmazione nazionale ed ai relativi percorsi specializzanti”. Ma il quadro non sarebbe completo senza politiche strutturate per il lavoro, “che sappiano coniugarsi con il sistema formativo del nostro paese e che abbiano l’intento di fermare la diaspora di cervelli che è ormai diventata scelta obbligatoria per chi nel nostro paese si forma con eccellenza”.
Come si può intuire dalla lista di problemi e interventi urgenti di Angelo Nuzzo, sulla questione del numero chiuso, tornata al centro della scena dopo che nella scorsa primavera il ministro Giannini aveva annunciato la volontà del suo superamento in favore dell’azione di un sistema simile a quello francese, la posizione del presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Palermo è netta. “La nostra costituzione sancisce l’impegno della Repubblica alla rimozione di tutti gli ostacoli che si frappongano tra i cittadini e l’accesso ai più alti gradi della formazione pubblica. In virtù di questo è ovvio ritenere la programmazione degli accessi un controsenso imposto dall’Europa, consistendo questo in un ostacolo e non di certo in un’agevolazione a quanto detto”. Secondo Nuzzo, “il sistema d’accesso può senza dubbio trovare modalità più chiare e giuste per la selezione dei candidati” ma quello che davvero sarebbe necessario “è un investimento cospicuo nella formazione che consenta a tutti di intraprendere il percorso di studi che più desidera, senza che questa scelta di vita risulti necessariamente piegata alle logiche del mercato del lavoro”.