Non sono inseriti in alcun percorso di formazione e nemmeno nel mondo del lavoro e da noi sono un vero e proprio esercito. Sono i Neet, acronimo per “Not in education, employment or trainning”, giovani che secondo il rapporto Noi Italia Istat 2015 rappresentano ormai il 26 per cento degli under 30 italiani. Un autentico spreco di energie, che ha proporzioni peggiori solo in Grecia (28,9 per cento).
Le statistiche del rapporto Noi Italia Istat 2015 mostrano una situazione sconfortante. Non solo in paesi come la Germania (8,7 per cento) e la Francia (13,8 per cento) il fenomeno dei Neet è estremamente più contenuto, ma anche nei sette stati dell’Unione Europea con le economie più fragili il dato è ben lontano dal nostro e si ferma in media al 18,1 per cento. E il fenomeno dei giovani che non hanno alcuna attività al Sud è ancora più diffuso. Nelle regioni meridionali, infatti, raggiunge quota 40 per cento. Un problema, insomma, che non può essere ignorato e la cui soluzione potrebbe essere l’unico vero modo per uscire dalla crisi che da quasi un decennio attanaglia l’economia italiana.
Secondo il rapporto Noi Italia Istat 2015 a scoraggiare i giovani è soprattutto la certezza che, anche se cercassero un lavoro, non riuscirebbero a trovarlo. Circa un milione e mezzo di giovani, il 46,2 per cento di quelli che nel 2013 non hanno nemmeno attivamente provato a trovare un’occupazione, sostiene di non avere più speranze in proposito e motiva così la propria inattività. Del resto, in Italia la disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni ha raggiunto il 40 per cento.
E il rapporto Noi Italia Istat 2015 segnala anche il perdurare della sfiducia rispetto alla possibilità che la propria situazione possa migliorare se si consegue un titolo di studio terziario. La laurea non attrae più e, benché il numero di 30-34enni che ce l’hanno in tasca sia aumentato (toccando il 22,4 per cento), resta forte il problema dell’abbandono e il Paese si mantiene ben lontano dagli obiettivi europei. Così rimaniamo fanalino di coda nell’Unione, superati perfino da Romania e Croazia.