Ancora non si sono spente le polemiche per le selezioni 2014 e, forse proprio per questo, già si torna a parlare di una nuova riforma delle specializzazioni mediche. In un’audizione presso le commissioni riunite Cultura e Affari sociali il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha annunciato che il sistema di formazione dei camici bianchi cambierà ancora.
Dopo il recente debutto delle prove di selezione a livello nazionale e il caos generato da un errore tecnico che ha costretto il MIUR, con un certo imbarazzo, prima ad annullare uno dei questionari e poi a fare dietrofront, neutralizzando semplicemente i quesiti “incriminati”, si torna a parlare di modifiche relative alle scuole di specializzazione mediche. Il tutto, mentre ancora non è definitivamente concluso lo scorrimento delle graduatorie di ammissione.
La nuova riforma delle specializzazioni mediche che il ministro Giannini ha in mente prevede un aumento del numero delle borse. Quelle della scarsità delle borse, del resto, è un problema più volte denunciato dalle associazioni degli specializzandi e dei giovani medici. Il sistema attuale, infatti, prevede il numero chiuso per l’iscrizione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, ma poi non garantisce a tutti i laureati la possibilità di specializzarsi.Nel 2014, ad esempio, come ha ricordato il ministro stesso, le borse sono state 5.500 a fonte di 8.000 posti messi al bando. Insomma, un sistema “perverso” secondo il quale “selezioniamo ogni anno un numero limitato di giovani con una prova circoscritta, li facciamo formare in un percorso lungo, complesso e costoso. E dopo oltre sei, sette anni diciamo alla metà di questi laureati che per loro non c’è posto”. Le borse saranno aumentate in modo diretto (dal MIUR) e indiretto (con un’intesa col Ministero della Salute, nel quadro del Patto per la Salute).
Oltre all’erogazione di maggiori fondi, la probabile nuova riforma delle specializzazioni mediche prevede un accorciamento di un anno dei percorsi e una riduzione delle tipologie, da attuarsi attraverso l’accorpamento di quelle esistenti in tre aree di studio.