In Italia è difficilissima la transizione dai banchi di scuola e università a un impiego e per la maggioranza dei ragazzi dopo il diploma o la laurea c’è solo la disoccupazione. Il rapporto Isfol sul mercato del lavoro 2014 mostra che solo il 26 per cento ce la fa a passare rapidamente dallo studio a una professione e anche quando ciò accade, si tratta per lo più di lavori altamente precari. Lo studio dell’istituto di ricerca sulle politiche sociali e sul lavoro segnala, inoltre, che il terzo trimestre del 2013 è stata quello in cui si è registrata la maggior perdita di occupazione dall’inizio della crisi (2008) e che a farne le spese sono stati soprattutto quelli con un contratto a tempo determinato. Cioè, molto spesso, i giovani.
Dai dati del rapporto Isfol sul mercato del lavoro 2014 si vede come nel “la percentuale di under 30 occupata con un contratto a termine o di collaborazione era pari al 35 per cento”, quota che nel 2013 è scesa ad appena l’11,6 per cento. Insomma, per i giovani il lavoro non c’è e quel che c’è è a tempo determinato, tant’è che l’anno scorso ogni dieci occupati con meno di trent’anni poco meno di sette avevano un contratto temporaneo, una cifra del 13 per cento superiore rispetto al 2007.
E aver trovato un posto non garantisce automaticamente di sottrarsi a questa situazione. Se nel 2008 a un anno dall’ingresso nel mondo del lavoro risultava occupato il 50 per cento dei giovani, il rapporto Isfol sul mercato del lavoro 2014 mostra che a distanza di cinque anni il tasso risulta sostanzialmente dimezzato. Così, tra chi perde il lavoro e i neodiplomati e neolaureati che cercano senza successo di trovarlo, sempre più under 3o vanno a ingrossare le file dei disoccupati.
Altro dato allarmante che emerge dal rapporto Isfol sul mercato del lavoro 2014 è il numero crescente degli overeducated, cioè di coloro che svolgono un lavoro per il quale è richiesto un titolo di studio inferiore rispetto a quello del quale sono in possesso. Nel 2012 questa era la condizione del 20 per cento dei diplomati e dei laureati (ben 6 punti percentuali in più rispetto al 2006), dato che segnala come vi sia uno slittamento sempre più marcato della forza lavoro verso profili professionali più bassi.