Precari, studenti, sindacati di base, centri sociali, movimenti e piccoli lavoratori autonomi oggi sono in piazza contro il Jobs Act, la legge di stabilità e la riforma della scuola del governo Renzi per un inedito sciopero sociale che si protrarrà per l’intera giornata. Sono 25 le città italiane coinvolte nella mobilitazione, con iniziative che andranno avanti fino alla mezzanotte.
Il principale corteo degli aderenti allo sciopero sociale è partito alle ore 10 a Roma, dove è massima l’allerta poiché le forze dell’ordine temono infiltrazioni da parte di frange di estremisti e facinorosi o deviazioni dal percorso autorizzato, che va da piazza della Repubblica a piazza Vittorio. Oltre al corteo, nella Capitale ci sono anche presidi e sit-in in luoghi simbolo, come i ministeri della Pubblica Amministrazione e dell’Istruzione, il Campidoglio e piazza Montecitorio.
Attenzione altissima anche a Milano, dove le manifestazioni organizzate per lo sciopero sociale si incrociano con il corteo della Fiom, al quale partecipano anche Maurizio Landini e il segretario generale della CGIL Susanna Camusso. I metalmeccanici del Centro-Nord incrociano le braccia oggi, mentre per quelli del Centro-Sud la mobilitazione è fissata per il prossimo 21 novembre.
Lo sciopero sociale è un’innovativa forma di protesta trasversale, che supera i confini del lavoro dipendente. Ad essere contestate sono le politiche economiche dell’Europa e del governo Renzi, colpevoli di non cancellare la precarietà, anzi di accrescerla. Il tema dell’incertezza rispetto al futuro è comune a tutte le fasce della popolazione italiana ed è per questo che si è deciso di lanciare una forma di mobilitazione che potesse coinvolgerle contemporaneamente.
Tra le organizzazioni studentesche che hanno aderito allo sciopero sociale ci sono Link-Coordinamento universitario, Unione degli studenti (UDS) e Unione degli universitari (UDU), che contestano, oltre a Jobs Act e legge di stabilità, anche la riforma della scuola. Secondo gli studenti, che hanno già manifestato contro il progetto del governo Renzi il 10 ottobre scorso, il piano “La buona scuola” darebbe troppo potere ai presidi e non farebbe nulla sul piano delle risorse (carenti) per il sistema dell’istruzione.