Nessuna prova sarà ripetuta il 7 novembre prossimo: il MIUR ha deciso di fare dietrofront sull’annullamento dei test per l’accesso alle specializzazioni mediche svoltesi il 29 e il 31 ottobre. Quando già si iniziava a profilare lo spettro di ricorsi collettivi contro la decisione del ministero di far ripetere i quiz, si è riusciti a trovare una soluzione. Saranno annullate solo 2 domande su 30 e i punteggi saranno ricalcolati sulla base delle 28 considerate accettabili.
La decisione del ministero è arrivata nella tarda serata, dopo aver consultato anche l’Avvocatura dello Stato, per tutelare i candidati e le loro famiglie e gli sforzi – anche economici – che erano stati costretti a fare per partecipare ai test. La soluzione trovata dal MIUR per evitare l’annullamento dei test nasce dalla constatazione che la stragrande maggioranza delle domande proposte per l’area medica e per quella dei servizi clinici riguardava settori scientifico disciplinari comuni.
Dalla riunione della Commissione nazionale che era stata incaricata di validare le domande dei questionari è emerso che, a parte le 2 che il ministero ha deciso di neutralizzare, i candidati potevano rispondere a tutte le altre nonostante l’errore del Cineca, così il MIUR è tornato sui propri passi rispetto all’annullamento dei test. La vicenda, tuttavia, ha gettato un’ombra sul primo – e attesissimo – concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione mediche. E non è stata indolore per il consorzio universitario Cineca. La gravità dell’accaduto, infatti, aveva portato il ministro Giannini a fare dichiarazioni molto dure contro il consorzio, arrivando a dire che il MIUR riconsidererà il proprio rapporto con il Cineca perché “questa volta l’hanno fatta grossa”. E le dimissioni del presidente del consorzio non hanno tardato ad arrivare.
Dopo lo stop all’annullamento dei test è tutto a posto? Non proprio. Il rischio ricorsi è ancora concreto e c’è il pericolo che il processo di ammissione alle specializzazioni mediche diventi tortuoso quanto quello per l’ingresso ai corsi di laurea in Medicina. Col risultato che in Italia, ormai, la strada per arrivare al camice bianco sembra dover passere sempre per i tribunali.
