Un esercito di volontari, tra cui moltissimi giovani e universitari, si è messo all’opera per aiutare i commercianti che sono rimasti vittime dell’alluvione di Genova di venerdì scorso. Sono arrivati da tutte le zone del Nord del Paese e, armati di pale, si sono messi a spalare il fango che ha sommerso le attività del centro, già duramente colpite appena tre anni fa.
Mentre nel capoluogo ligure è ancora allerta meteo e infuriano le polemiche per il mancato allarme, i ritardi nella realizzazione di quelle opere che avrebbero impedito una nuova alluvione dopo quella del 2011, che causò sei morti, e l’inefficienza degli aiuti istituzionali, i volontari invadono pacificamente le vie sommerse dall’acqua e dal fango per cercare di dare una mano a chi a Genova, ancora una volta, ha perso tutto o quasi.
Gli universitari non si sono tirati indietro, come del resto molti altri giovani e meno giovani, che dalle altre zone della Liguria, dal Piemonte e dalla Lombardia sono confluiti a Genova per alleviare le sofferenze di chi dopo soli tre anni dall’esondazione del Fereggiano, si trova ancora una volta a fare i conti con i danni di un alluvione. Tra gli “angeli del fango” ci sono anche i giocatori della squadra di rugby del CUS di Genova, abituati a muoversi su terreni difficili e con il fisico giusto per portar via un bel po’ di melma e detriti.
Subito dopo la nuova alluvione di Genova, non appena si è capito che ancora una volta il centro era finito sott’acqua e il fango aveva invaso negozi e magazzini, sono partite spontaneamente le catene sui social network, su Facebook,, Twiter e WhatsApp. Non solo messaggi di solidarietà, ma appuntamenti improvvisati, lanciati all’indirizzo di chiunque avesse la buona volontà di rimboccarsi le maniche e fare il possibile per riportare un po’ di normalità. E gli studenti delle superiori, così come gli universitari, non si sono fatti pregare, presentandosi in prima linea proprio come nel 2011.