La notizia è di quelle sensazionali: la scoperta dell’America potrebbe non essere da attribuire a Cristoforo Colombo, bensì a Marco Polo. Ciò che tutti noi abbiamo studiato, cioè che ad approdare sulle coste del Nuovo mondo per la prima volta sarebbe stato il navigatore genovese nel 1492 con le sue caravelle, verrebbe confutato da una serie di pergamene conservate alla Library of Congress di Washington. Su di esse si stanno concentrando le attenzioni di molti studiosi e sarà presto pubblicato un libro.
The Mysteries of the Marco Polo Maps, di Benjamin Olshin – un cartografo dell’Università di Pennsylvania – arriverà presto in tutte le librerie degli Stati Uniti. Il volume è dedicato a 14 pergamene ritrovate presso la biblioteca del Congresso. I documenti furono donati negli anni Trenta da un immigrato italiano, ma finirono nel dimenticatoio. Eppure, le pergamene documentano i viaggi di Marco Polo e contengono delle mappe particolarmente interessanti. L’opinione degli studiosi, infatti, è che in esse si riconoscano chiaramente i contorni dell’Alaska, lo Stretto di Bering, le isole Aleutine e la costa Nord-Ovest degli USA.
Questo significherebbe che Marco Polo conosceva l’esistenza del continente ben prima di Colombo (con un anticipo di duecento anni). Per il veneziano, tuttavia, essa si chiamava “Fusang” parola cinese che significa “terra oltre il mare”. Ciò significa che la scoperta dell’America sia da attribuire a lui? Non esattamente. Dai documenti, in realtà, si evincerebbe che a parlargli di quella terra misteriosa raggiungibile “con 40 giorni di navigazione” sia stato un mercante siriano.
Per la verità, Colombo non seppe mai di essere approdato in America, ma fino alla sua morte fu convinto di aver trovato una nuova rotta per raggiungere l’India. Questo renderebbe la teoria degli studiosi statunitensi ancora più affascinante: mente il genovese non aveva coscienza di dove fosse arrivato, il Nuovo mondo era già noto da secoli ad alcuni popoli dell’Asia e perfino a Marco Polo. Senza contare che da anni ci sono anche studi ben documentati che sostengono il primato dei vichinghi nella scoperta dell’America.