Dopo che nei giorni scorsi il ministro Stefania Giannini era intervenuto per rassicurare che temeva che si fosse arenato il progetto di riforma dell’accesso a Medicina, ribadendo la volontà di abolire il test di ammissione e di passare a un sistema simile a quello francese, anche le associazioni degli studenti chiedono di essere sentite su una materia così delicata. Il ministro, infatti, aveva fatto sapere che presto partiranno dei tavoli di confronto con i rettori per studiare la fattibilità pratica del passaggio al nuovo meccanismo e gli studenti vogliono far parte anche loro a tutti gli effetti della discussione, vista l’importanza del tema trattato.
Quella sul numero chiuso, del resto, è un’annosa questione e una delle battaglie principali delle associazioni degli studenti, che lottano per la sua definitiva abolizione e non vedono di buon occhio neppure l’eventuale adozione del modello francese. Il quale, dicono, non risolve il problema dello sbarramento, ma lo rinvia soltanto nel tempo. “La proposta dell’introduzione del sistema francese – si legge nel comunicato della Rete della Conoscenza del 12 agosto – non fa che procrastinare il problema della selezione, senza affrontare alcune questioni che stanno a monte: dall’investimento nell’università per la garanzia di didattica di qualità, servizi, materiali e laboratori adeguati, al potenziamento dei sistemi di orientamento universitario, fino a un serio ripensamento delle modalità di didattica e valutazione all’interno degli Atenei.”
Insomma, dicono gli studenti al ministro, le questioni sul tappeto sono molte e molto complesse e la riforma del sistema di accesso a Medicina è solo un tassello in un mosaico più grande. All’interno del quale assume particolare rilievo il tema dello sblocco del turnover nel sistema sanitario, per consentire a più giovani di potersi formare per diventare medici e, una volta terminati gli studi, di essere assunti. “È evidente che oggi serve un grande piano di investimento nella sanità pubblica: l’apertura dei corsi di laurea in medicina, superando le direttive a livello europeo, sarebbe solo uno dei provvedimenti necessari. Formare e assumere più
giovani medici – recita il comunicato – significa infatti tutelare il diritto allo studio e il diritto alla salute di tutte e tutti.”
Data l’importanza strategica di queste questioni per il futuro del Paese, gli studenti sottolineano la necessità di “un confronto aperto e reale” con il ministro, “che permetta di costruire in forma condivisa una proposta alternativa a quella attuale, che dia una risposta ai drammi prodotti dalle politiche in materia d’istruzione degli ultimi Governi”.
L’ultima parola spetta al ministro, che dovrà decidere se oltre ai rettori vorrà aprire un tavolo anche con gli studenti. La sensazione è che, qualora decidesse di farlo, i tempi per la riforma del sistema di accesso a Medicina si allungherebbero ulteriormente.