Contro i tagli all’università, alla ricerca e all’istruzione nel corso degli anni sono scesi in piazza gli studenti, i precari e i ricercatori degli atenei italiani. Ma l’ultima protesta che scalda il mondo accademico arriva dall’altra parte della cattedra: i docenti universitari si schierano contro il blocco degli stipendi che il governo Letta ha deciso di mantenere anche per il 2014 dopo il triennio 2011-2013. E minacciano: o il governo cancella il provvedimento, o verrà messa in atto una serie di azioni che potrebbe culminare nel blocco di esami e sessioni di laurea.
Cosa chiedono i più di cinquemila – e ogni giorno si contano nuove adesioni – docenti universitari in protesta? Che non entri in vigore il blocco degli scatti di stipendio previsto per il 2014 e una revisione dello stesso per il triennio 2011-2013, con relativo riconoscimento ai fini giuridici. A riproporre nel 2014 il blocco biennale degli stipendi che fu introdotto dal governo Berlusconi come provvedimento urgente per far fronte alla crisi economica (decreto legge 78/2010) è stato il governo Letta. Ma stavolta lo stop non riguarda tutte le categorie: niente blocco per poliziotti, magistrati, avvocati statali e professori delle superiori, sì al blocco invece per i docenti delle università.
La presa di posizione dei professori degli atenei italiani è netta: si tratta dell’ennesimo taglio di fondi al sistema dell’università in Italia. E se il governo non risponderà positivamente, i docenti minacciano il blocco di esami e sessioni di laurea. “Non si può pensare di ridare fiducia a un Paese senza valorizzare la formazione delle giovani generazioni e la ricerca scientifica. L’Università vive un profondo disagio per i tagli degli ultimi anni”, recita il documento sottoscritto da migliaia di docenti universitari.
E se i sacrifici in passato ci sono stati – “con finanziamenti irrisori si sono avuti risultati notevoli e servizi ben superiori alle risorse impiegate, anche grazie ai nostri sacrifici” si legge ancora nel documento – ora i docenti degli atenei italiani hanno le idee chiare: bisogna cambiare rotta, a partire dall’abolizione del blocco degli stipendi.
L’articolo riporta un’informazione errata: le forze dell’ordine non hanno avuto alcuna deroga dal blocco economico!!!